Sono state rese pubbliche le statistiche riguardanti il numero di animali usati per fini sperimentali nel 2015. I dati sono stati raccolti secondo le modalità, pubblicate nella Gazzetta Ufficiale n.95 del 24 aprile 20171, previste dalla Direttiva 2010/63/UE dal Ministero della Salute recepita in Italia con il decreto legislativo n.26/2014.

Il numero totale di animali è in leggero calo, fatto che non deve suscitare applausi né stupire poiché, per legge, il ricorso agli animali dovrebbe essere l’ultima via di sperimentazione, attuabile solo se non sono disponibili metodi alternativi. Il numero, purtroppo, è ancora troppo alto: quasi 600.000 gli animali che ogni anno vengono stabulati, utilizzati negli esperimenti, sottoposti a procedure dolorose che producono dati fuorvianti se trasferiti all’uomo.

218.615 le procedure inerenti la ricerca di base, applicazione che non prevede nessun obbligo di legge e che dovrebbe vedere un drastico calo delle autorizzazioni poiché il principio cardine delle norme, nazionali e internazionali, prevede che sia “consentito l’utilizzo degli animali ai fini scientifici soltanto quando, per ottenere il risultato ricercato, non sia possibile utilizzare altro metodo o una strategia di sperimentazione scientificamente valida, ragionevolmente e praticamente applicabile che non implichi l’impiego di animali vivi”. Parallelamente solo lo 0.03% del totale degli animali utilizzati viene usato per ricerche riguardanti la protezione dell’ambiente, o nell’interesse della specie stessa.

“La LAV da anni finanzia progetti in vitro che non ricorrono ad animali, ma non basta. – commenta Michela Kuan, biologa, responsabile LAV Area Ricerca senza animali – Devono essere investiti fondi pubblici per creare il cambiamento culturale e tecnico che superi l’uso degli animali, una procedura che non è mai stata validata scientificamente e viene diffusa per prassi. Per questo, quindi, abbiamo recentemente lanciato una raccolta firme per chiedere al Governo di stanziare il 50% dei fondi per la ricerca allo sviluppo dei metodi sostitutivi. Dobbiamo rivolgerci ai metodi non animali, non perché lo vogliono gli animalisti, ma perché lo dice la legge e per dare concrete speranze ai malati e al nostro pianeta, sempre più inquinato e tossico per tutte le specie che ci abitano”.

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