Amava disegnare gatti rossi e in questo modo esorcizzare la paura di non farcela, ma purtroppo il nemico che da quattro anni combatteva – un nefroblastoma, un tumore molto aggressivo al rene – ha avuto la meglio: Sasha è morto, nonostante durante la malattia non si fosse mai arreso e, con l’aiuto di medici e psicologi, avesse iniziato a vendere i suoi disegni su internet per ricavare un po’ di soldi e acquistare i farmaci che gli occorrevano quotidianamente.
La storia di Sasha era stata raccontata sulle pagine dei quotidiani non solo per la popolarità dei suoi disegni, ma anche per una battaglia legale che aveva coinvolto il governo russo e quello italiano. Il bambino, infatti, originario dell’Ucraina, viveva insieme alla mamma e al marito in Italia. Da alcuni anni, tuttavia, il suo affidamento era conteso dal padre biologico, che vive in Russia, e da quello acquisito, che vive nel Padovano. Quest’ultimo, ha lottato per tenere con sé il piccolo anche dopo la morte della mamma, avvenuta nel 2013 in seguito a un arresto cardiaco. Proprio alcuni giorni fa l’uomo era riuscito a ottenere l’affidamento di Sasha che, stando a quanto sostenuto dai familiari, voleva rimanere in Italia ed essere curato nel nostro paese insieme a quello che non era il papà naturale. I primi anni della malattia, però, li aveva vissuti negli ospedali ucraini, dove tra l’altro era nato il progetto “Gatto Rosso”. Tre anni fa, mentre era ricoverato all’Istituto dei Tumori di Kiev, Sasha aveva iniziato a disegnare gatti rossi per mistificare la malattia. E’ li che era venuto a contatto con l’associazione Soleterre, promotrice di un programma per l’oncologia pediatrica.