La giovane, arrivata in treno dal Veneto, ha vissuto la brutta esperienza a Termini, sotto gli occhi sbigottiti dell’addetto delle ferrovie che l’aveva prelevata al convoglio e accompagnata alla stazione di auto pubbliche. “Purtroppo non è la prima volta che accade ma i cani guida chihuahua non li fanno”
Roma, 3 marzo 2016 – “Sono allergico al cane… Cioè no…il cane non lo posso prendere perché è troppo grande, non può salire sul mio taxi”. Quando Simona Zanella, una giovane donna purtroppo cieca, racconta il fatto di cui è stata protagonista a Roma ieri sera, fuori dalla stazione Termini, la rabbia e la delusione sono inevitabili. “Non è un caso isolato”, aggiunge. E Simona non è una persona qualsiasi. Per l’associazione Blindsight Project, una onlus per persone disabili sensoriali, si occupa proprio dei cani guida e ieri è arrivata a Roma, da Feltre, provincia di Belluno, per partecipare ad un seminario sul tema ‘Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazione’, organizzato dalla Questura di Roma in collaborazione con la stessa Blindsight Project.
“Sono arrivata ieri alla stazione Termini da Feltre – racconta – con il mio cane Isa, un pastore tedesco di otto anni. Fuori dalla stazione un addetto all’assistenza mi ha accompagnato ai taxi. Ma l’autista, dopo un momento di silenzio che non capivo e che non capiva neanche l’addetto della stazione, ha subito detto ‘Io il cane non lo posso prendere'”. Ovviamente sia Simona, sia l’addetto hanno chiesto spiegazioni: “‘Non lo posso prendere perché sono allergico al cane, ci ha risposto – ha detto ancora Simona – Allora gli ho chiesto di farmi avere il certificato che dimostrasse l’allergia. La risposta è stata ‘Non ce l’ho, l’ho dimenticato a casa'”. Il tassista, messo alle strette, ha poi cambiato motivazioni: “‘Non lo posso prendere perché è un cane grande ci ha poi detto. Ma i cani guida ‘Chihuahua’ non li fanno – prova a sdrammatizzare la responsabile della Onlus – Comunque ci troviamo sempre con qualcuno con cui discutere. Noi facciamo fatica a muoverci, il cane per noi non è uno sfizio o un capriccio ma è una necessità. Rifiutando il cane il tassista ha rifiutato una persona. Se lo incontrassi di nuovo lo benderei per cinque minuti e lo porterei con me per la città. Voglio vedere se poi direbbe ancora no”. Alla fine poi Simona un taxi l’ha preso, quello subito dietro a quello negato: “Comprendo pure che i cani perdono peli e spesso quando ci fanno salire su un taxi io lascio anche la mancia”. Ma anche nella sua città Simona, che spesso va nelle scuole per incontrare giovani e parlare della sua disabilità, si è trovata ad affrontare problemi simili: “Una volta eravamo alcune persone su un autobus e avevamo i cani guida. Ci hanno detto, con un tono infastidito, ‘Perché non avete preso un taxi?'”.
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