Omaui, il piccolo villaggio della Nuova Zelanda che vuole vietare i gatti

In un villaggio della Nuova Zelanda potrebbero presto essere vietati i gatti. E’ la proposta lanciata dal Consiglio per l’Ambiente della regione del Southland rivolta agli abitanti di Omaui, piccolo centro situato all’estremità meridionale del Paese. Lo scopo è quello di proteggere l’oasi naturale del territorio. I felini sarebbero responsabili ogni anno della morte di milioni di uccelli e piccoli mammiferi, uno sterminio che minaccia la biodiversità.

Cambiare animale dopo la morte del gatto – La proposta di legge, chiamata “Pest management plan” (“Piano di disinfestazione”) e rivolta agli abitanti del villaggio neozelandese, prevede che tutti i proprietari di gatti debbano sterilizzare e sottoporre a microchip gli animali: alla morte naturale, non si potranno più adottare nuovi esemplari. Nel caso in cui dovesse essere approvata, i proprietari potranno accudire i loro gatti fino alla scomparsa naturale, dopodiché saranno costretti a scegliere altri animali domestici. I trasgressori riceveranno lettere e richiami e, in caso di ulteriori inadempienze, le autorità potrebbero decidere di sequestrare l’animale.

La proposta sarà valutata in autunno – Il documento, come riferito dalla Bbc, verrà discusso in autunno e i cittadini avranno tempo fino a ottobre per esprimere il loro parere sulla strategia da adottare. La morte di diversi esemplari minaccerebbe la tutela della biodiversità di questo piccolo angolo di paradiso neozelandese. L’estrema soluzione, secondo i membri del Consiglio, si è resa necessaria in seguito a un monitoraggio con telecamere installate nelle aree verdi di Omaui che dimostra come i gatti in libertà siano continuamente in cerca di prede da cacciare nonostante i continui inviti alla popolazione di tenere gli animali in casa.

“Vietare i gatti per proteggere la biodiversità” – “I gatti partoriscono cuccioli meravigliosi, peccato che uccidano continuamente uccelli, insetti e rettili”, ha sostenuto Peter Marra, responsabile dello Smithsonian Migratory Bird Centre, un centro di tutela degli uccelli migratori. “Tenete i vostri gatti in casa. E, una volta morti, siete pregati di non sostituirli con altri esemplari”, ha precisato il capo del programma regionale per la bio-sicurezza John Collins aggiungendo che “non odiamo i gatti, ma l’ambiente deve continuare a essere ricco di biodiversità”.

Le proteste degli abitanti – Dopo aver appreso la notizia, la popolazione locale è insorta e sui social sono stati creati gruppi di protesta. “Senza un gatto, casa mia diventa malsana”, ha spiegato Nico Jarvis, un’abitante della regione all’Otago Daily Times. “I miei tre mici sono l’unica arma che ho a disposizione per combattere i roditori – ha aggiunto -. Per questo sto pensando di fare una petizione”.

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