La pancreatite nel cane è una patologia relativamente comune anche se sicuramente sottodiagnosticata a causa dell’aspecificità dei sintomi clinici e della mancanza di test clinico-patologici specifici e sensibili. La reale prevalenza della pancreatite canina è sconosciuta: spesso vengono diagnosticati i casi gravi, mentre, a causa dei sintomi clinici piuttosto sfumati ed altalenanti, sfuggono alla diagnosi i pazienti affetti da forme croniche. La pancreatite cronica sembra essere infatti eccezionalmente comune nel cane: un recente studio post mortem ha documentato che il 25% dei cani anziani sottoposti ad eutanasia per una varietà di malattie del ‘cane anziano’ in strutture di base, aveva una pancreatite cronica istologicamente confermata (Watson PJ, 2007)
Nel cane, il pancreas è un organo scarsamente circoscritto, con importanti funzioni esocrine ed endocrine, che risiede nell’addome craniale, caudalmente allo stomaco.
Le razze maggiormente predisposte sono Schnauzer nano, Cavalier King Charles Spaniel, Cocker e Boxer. Esiste anche una predisposizione di genere ed età: la pancreatite è infatti più frequente nelle femmine sovrappeso di mezza età.
Per la pancreatite del cane sono stati suggeriti numerosi fattori di rischio, ma molti di questi sono in effetti fattori scatenanti nei soggetti già geneticamente sensibili.
Nel cane i fattori scatenanti possono essere un pasto grasso o un’indigestione o l’assunzione di alcuni farmaci, malattie endocrine quali l’ipotiroidismo, l’iperadrenocorticismo o il diabete mellito.
La presentazione clinica della pancreatite negli animali varia notevolmente in base al grado della malattia pancreatica: esistono forme acute fulminanti, spesso mortali, e forme lievi, caratterizzate da segni subclinici e autolimitanti.
Gli animali con pancreatite grave, presentano principalmente anoressia (91% dei casi), vomito (90%), debolezza (79%), dolore addominale (58%), disidratazione (46%) e diarrea (33%). I casi più gravi presentano solitamente anche febbre, sofferenza respiratoria, ittero e shock cardiovascolare. In alcuni casi, contemporaneamente alla pancreatite, si sviluppano segni cutanei di pannicolite. Alcuni cani possono manifestare la classica posizione “a preghiera”con le zampe anteriori allungate sul pavimento e le posteriori estese, ma non si tratta comunque di un segno patognomonico di pancreatite, dato che può essere osservato in associazione a qualsiasi patologia epatica, gastrica o duodenale che causi dolore addominale.
Nelle forme lievi la pancreatite può provocare solo abbattimento e lievi sintomi gastroenterici come anoressia, vomito lieve, feci pseudoformate.
La pancreatite viene spesso suddivisa in due categorie: la forma acuta, che colpisce circa due terzi dei soggetti, e la forma cronica. In realtà le due forme sono spesso piuttosto difficili da differenziare, anche perché le forme croniche possono avere riacutizzazioni. Decidere se il caso sia realmente ‘acuto’ o ‘cronico’, non è importante per il trattamento immediato del cane perché la terapia è sintomatica. Tuttavia, la decisione influenza il trattamento a lungo termine ed è anche importante riconoscere la differenza perché le eziologie della malattia acuta e di quella cronica possono essere differenti. La pancreatite cronica è definita come una malattia infiammatoria persistente del pancreas caratterizzata dalla distruzione progressiva del parenchima pancreatico e dalla perdita graduale della funzione. Talvolta, i cani con pancreatite cronica possono sviluppare un’insufficienza pancreatica esocrina dovuta alla perdita di tessuto esocrino e/o un diabete mellito (DM). Al contrario, la pancreatite acuta può essere del tutto reversibile, purché l’animale guarisca e non sviluppi mai un’insufficienza pancreatica esocrina.
Le diagnosi differenziali della pancreatite acuta sono gastroenteriti parassitarie, batteriche, virali, l’ingestione di corpi estranei, ostruzioni intestinali, perforazioni intestinali, ipoadrenocorticismo, insufficienza renale, intossicazioni, mentre le forme croniche devono essere differenziate da malattie infiammatorie intestinali, intolleranze alimentari, neoplasie addominali, gastriti croniche.
La diagnosi di pancreatite non dipende solo dai risultati dei test di laboratorio ma anche dall’accurata interpretazione dei sintomi dell’animale, dai risultati della visita fisica, dalla presenza di fattori predisponenti, dall’interpretazione corretta delle alterazioni nei test di laboratorio e dai risultati dell’imaging diagnostico, soprattutto l’ecografia.
Al giorno d’oggi, la cPLI e l’ecografia sono i test più utili per rilevare la pancreatite, ma non tutti gli animali che ne sono affetti presentano le anomalie rilevate da questi studi.
La biopsia resta lo standard di riferimento per la diagnosi di pancreatite, ma d’altra parte non tutti gli animali sono candidati idonei per le biopsie.
Per il trattamento della pancreatite acuta del cane è fondamentale una terapia medica intensiva appropriata che comprenda fluidi endovenosi, analgesia, controllo del vomito e supporto nutrizionale. Nelle forme più lievi è necessario valutare caso per caso la terapia più idonea al singolo soggetto.
Vista la possibilità di cronicizzazione della pancreatite è necessario mettere in atto alcune misure preventive volte a ridurre la possibilità di recidive. Si consiglia di ridurre al minimo necessario l’utilizzo di farmaci che possono predisporre a pancreatite e di seguire un’alimentazione adeguata. Il cambiamento dietetico è di fondamentale importanza se il cane è predisposto ad attacchi ripetuti di pancreatite, magari anche clinicamente lievi e manifestati come attacchi occasionali di anoressia e diarrea.
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