CATANIA – Sì, avete letto bene, non solo i giovani alla ricerca di un posto fisso, ma anche i cani emigrano dalla terra del Sole e del mare nella speranza di un futuro migliore.
Spesso i cani di proprietà vengono abbandonati perché i proprietari non possono occuparsi delle cure mediche, perché il cane è difficile da gestire, per andare in vacanza o per decine di altre ragioni. È una realtà costante: il cane verrà portato in un canile dal quale non uscirà più finché non verrà adottato.
Nika è uno splendido meticcio femmina originario della Sicilia, si trovava a Roma, quando Paola, siciliana come Nika, ha letto su Facebook un post che ha attirato la sua attenzione: “Nessuna pietà per Nika” questa la dicitura. Così Paola si è attivata per adottare Nika.
Ma non è stato facile. In aeroporto erano un po’ titubanti perché in Sicilia randagismo e abbandoni sono all’ordine del giorno: “Ma come? Di solito i cani scappano dalla Sicilia e questa cucciolona sta tornando?”.
Ma perché i cani non restano qui in Sicilia e vengono portati nei canili del Nord e del Centro Italia? Anche noi in Sicilia abbiamo enti e canili funzionanti. Ne abbiamo parlato con Monja, una volontaria, che ci ha detto: “I nostri canili dovrebbero aprire le porte ai volontari che dovrebbero poter far foto e video ai cani dimenticati nei box che altrimenti non avrebbero alcuna speranza”.
E perché capita di leggere “Si affida questo cucciolo in tutta Italia… ma non al Sud”? Monja ci spiega che “spesso si tratta di Pitbull e chi vuole trovare una casa ad esemplari di questa razza ha paura che al Sud si organizzino dei combattimenti canini”. Inoltre spesso non si affida un cane al Meridione perché “mandare un cagnolone in una città del Sud non ha senso data l’alta percentuale di randagismo in quel luogo”.
“Solo la sterilizzazione può far diminuire le flotte di cucciolate che si vedono per strada: uno ne salvi, dieci ne vedi morire – continua Monja –. La verità è solo una: dovrebbero essere previste multe più salate per i cittadini che abbandonano e tutti gli animali domestici dovrebbero essere provvisti di chip identificativo”.
La storia di Nika è a lieto fine, dunque. Ora sta bene, ha una padroncina che la ama ed è tornata nella sua terra natale. Monja controlla periodicamente che Paola si occupi di Nika, ma, in fondo, sa già che sarà così: “Si instaura un rapporto di amicizia tra adottante e volontario che si mantiene nel tempo – conclude la volontaria – tra telefonate, messaggi, foto e video il volontario può constatare come sta il cane e di tanto in tanto andare a trovarlo”.
Alessandra Modica
Commenti
commenti