Quali sono i requisiti e gli adempimenti necessari se l’amore per gli animali diventa un vero e proprio lavoro

di Lucia Izzo – Non solo i bambini, ma anche gli animali domestici hanno spesso bisogno di essere accuditi quando il padrone non può a causa di altre incombenze. Ed è qui che entra in gioco la figura del dog o cat sitter, che non solo si occupa dei bisogni primari dell’animale, come ad esempio uscire di casa o mangiare, ma anche di sostituire in tutto e per tutto il padrone assente.

Infatti, a differenza del “pet walker“, che si occupa principalmente di portare a spasso l’animale per qualche ora al giorno, il pet sitter ha mansioni più ampie arrivando a gestire asili, ospitare gli animali e a prendersene cura a 360°.

Nonostante la professione non sia regolata in Italia, questa rappresenta uno dei “lavoretti” più diffusi per giovani e meno giovani che desiderano raggranellare qualcosa nel tempo libero. Tuttavia, va tenuto presente che si tratta di un vero e proprio impegno dal quale possono scaturire responsabilità civili e penali. 

Lo dimostrano le pronunce che hanno condannato persone a cui era stato affidato l’animale domestico: la Corte di Cassazione, sentenza n. 27872/2006, ha ad esempio confermato la condanna per maltrattamenti a un veterinario, proprietario di una pensione per cani, a cui era stato affidato un boxer che, stante la mancanza dei padroni, era caduto in uno stato depressivo riducendosi in fin di vita. Per i giudici, non basta che il dog sitter si occupi dell’alimentazione dell’animale datogli in custodia, ma deve anche provvedere a curarlo psicologicamente e a comunicare tempestivamente ai proprietari delle sue condizioni.

Come si diventa dog o cat sitter?

La professione è aperta a tutti, poichè nel nostro paese non sono richiesti particolari requisiti. Indubbiamente, l’amore per gli animali è un ottimo punto di partenza, ma non basta. Sempre più spesso gli aspiranti pet sitter frequentano appositi corsi di educazione cinofila, oppure coadiuvati da veterani e comportamentalisti. 

Questi corsi, a seguito dei quali i centri cinofili rilasciano un vero e proprio “patentino“, non solo rappresentano un utile elemento da inserire nel proprio curriculum da presentare ai possibili clienti, ma consentono all’aspirante pet sitter di essere preparato a ogni eventualità e necessità (fisiolofica, etologica o comportamentale) che potrebbe insorgere nel prendersi cura di un animale domestico affidato in custodia.

Lavorare in regola

Il compenso richiesto da un pet sitter è variabile, orientativamente tra gli 8 e 10 euro all’ora oppure con tariffe giornaliere. Non è richiesto alcun permesso e, quanto a regime fiscale, questo lavoro rientra nelle prestazioni occasionali che, non essendo riconducibili a contratti di lavoro di alcun tipo, possono essere remunerate a mezzo di “buoni lavoro“, ossia i cosiddetti voucher che garantiscono la copertura previdenziale presso l’Inps e quella assicurativa presso l’Inail.

Ciononostante l’attività di lavoro accessorio può essere svolta fino a un massimo di 5 mila euro l’anno, sommando gli incarichi dei diversi datori di lavoro, rivalutati ogni anno sulla base degli indici Istat. Se, invece, l’attività non è svolta in maniera saltuaria, ma abituale, e gli introiti superano tale somma la posizione fiscale andrà regolarizzata in altro modo e  iscrivendosi obbligatoriamente alla Gestione Separata INPS con il versamento dei relativi contributi.

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