Diciamo la verità, un animale domestico porterà anche tanti benefici, psicologici e fisici, ma resta un grande impegno. Anche il gatto, in genere il preferito perché considerato meno impegnativo, può diventare un gran peso, per diversi motivi. Prima di tutto, la cattiva comunicazione, notoriamente peggiore di quella uomo-cane, già lacunosa, e ne avevamo parlato già qui: alla fine per i nostri mici siamo più o meno un’enorme scimmia irrazionale. Di conseguenza, avere un gatto in casa può essere stressante, perché non ci capiamo, o semplicemente li lasciamo troppo soli, e loro si sfogano facendoci disperare… rovinando il divano, le scarpe, le tende. Ma anche usando il pavimento come wc.
Per questo l’idea dei nako bar – che si pensa giapponese, ma in realtà è cinese – è giusta e applicabile a tutte le grandi città del mondo, e si sta infatti rapidamente diffondendo. In Giappone si sono diffusi così tanto (nonostante l’ingresso sia quasi sempre a pagamento) perché spesso è l’unica possibilità di giocare con un gatto: molti condomini di questo strano Paese vietano l’accesso agli animali.
La diffusione di questi locali anche in Europa credo dipenda sia dal grande amore generale per questi animali sia dai problemi sopra elencati: in questo modo si può godere della loro compagnia quando si vuole, e basta. In Italia, i gatto-caffè sono già due a Torino, uno a Roma, e uno di prossima apertura a Milano. Si chiama Crazy Cat Cafè e si inaugura il 23 ottobre in via Napo Torriani.
Poco sensate – come purtroppo spesso accade – mi sembrano le controversie animaliste in opposizione a questo genere di locale. Si è detto, come è successo a Parigi, che i gatti siano troppo stressati dal viavai di clienti, e anche il Giappone ha imposto la chiusura anticipata per il benessere degli animali. Se tuttavia le regole normalmente imposte dai gestori saranno rispettate, non vedo motivo di preoccupazione: i clienti hanno l’obbligo di non svegliare o nutrire i gatti, e possono giocare con loro o accarezzarli solo nel momento in cui siano i gatti a “chiederlo”. Che è già un ottimo modo – con l’aiuto del personale – per imparare a conoscere i mici.
In più, l’esempio milanese ha aperto le sue porte a sei gatti randagi, e vuole continuare a farlo, coinvolgendo clienti disponibili ad adottarli e dunque combattendo il randagismo. Utilissimi poi i corsi di educazione alla convivenza che il bar terrà periodicamente, indispensabili per ogni amante dei felini.