“Sono stata trasformata in un mostro. Ma non ho ucciso quegli animali”. Queste le parole della 41enne denunciata da Enpa perché avrebbe ammazzato tre gattini picchiandoli selvaggiamente e congelandoli nel freezer. La donna si professa innocente e respinge tutte le accuse, sostenendo che i cuccioli siano morti per cause naturali. Ma la replica di Enpa mette in luce la solidità del quadro indiziario a carico della donna.

La presunta killer di gatti, A.T., si difende in un’intervista rilasciata a La Provincia di Lecco dicendo che due degli animali che le erano stati affidati si erano sentiti male ed erano morti per malattia, mentre un terzo le era stato portato via perché “molto problematico e agitato”. La 41enne, che dopo la notizia della denuncia a suo carico ha scatenato reazioni durissime da parte degli utenti dei social, sostiene di non aver maltrattato i gattini e di non aver “fatto nulla di male”.

La replica di Enpa

Non tarda la risposta di Enpa, associazione che ha denunciato la donna originaria di Milano e residente a Lecco per aver ucciso tre cuccioli di gatto, due a furia di percosse e uno per congelamento. L’associazione sottolinea la solidità della denuncia a carico della 41enne, basata su testimonianze e referti veterinari e, inoltre, mette in luce come dal Comune di Lecco sia stata emanata una ordinanza restrittiva che vieta all’indagata la detenzione di animali.

“Abbiamo denunciato la signora dopo aver raccolto una gran mole di testimonianze, anche scritte, e altro materiale a suo carico. Tra cui, è doveroso precisarlo, i referti dei veterinari che hanno avuto modo di visitare gli animali, prima e dopo il loro decesso”, si legge in una nota dell’Ente, che evidenzia anche come vi siano diverse conferme alla denuncia presentata: l’apertura delle indagini da parte della procura, i sequestri preventivi di quattro gattini che sarebbero stati salvati in extremis e, infine, l’ordinanza del Comune.

“Sarà il giudice, in un auspicato processo in cui saremo parte civile, a pronunciarsi con un provvedimento finale. Tuttavia, sostenere che al momento non ci sia alcun riscontro da parte delle indagini è affermazione non corretta. Non crediamo nei processi sommari, tanto meno in quelli ad uso e abuso di social network, ma in questa vicenda ci sono possibili elementi di pericolosità sociale di cui è doveroso tenere conto per tutelare l’incolumità degli animali ed evitare il compimento o la reiterazione di reati”, ha concluso Enpa.

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