Il servizio di Sabrina Giannini per Report di ieri intitolato “Troppa trippa” ha parlato del cibo per animali e di alcuni dei possibili rischi per la salute derivanti dall’utilizzo dei cereali. Quello del cibo per animali è un business che non conosce crisi e uno dei pochi settori in crescita in questi anni. Sono 14 milioni gli italiani che hanno animali da compagnia in casa, mentre il fatturato complessivo del cibo è di 1,8 miliardi di euro. L’inchiesta di Sabrina Giannini cerca di fare luce su un settore poco trasparente: tutte le aziende produttrici contattate, in Italia, Europa e Stati Uniti, hanno rifiutato di mostrare a Report gli stabilimenti, così come i loro fornitori di scarti di macellazione e farine di carne.
Report e il cibo per animali
La parte più interessante della trasmissione parte dalle analisi di Anne Leszkovicz, docente di ingegneria chimica all’università di Tolosa, che ha analizzato i cibi utilizzati dagli allevatori di animali di razza dopo le segnalazioni di allevatori che hanno visto morire i loro cuccioli apparentemente senza un motivo.
Siamo stati contattati da diversi allevatori che ci hanno riportato i sintomi che avevano riscontrato nei gatti e nei cani: vomito e diarrea, disturbi al fegato, ritardi nella crescita, perdita di peso, ma anche effetti teratogeni… casi di morte e di malformazioni nei gattini, in particolare. […] In effetti i problemi sono emersi a seguito dell’introduzione dei cereali nelle crocchette, prima di allora non ce n’erano stati. Quando si analizzano i cereali si cercano i metalli pesanti e le micotossine. Qui abbiamo la fonte, le fonti di micotossine. I cereali in generale, il mais in particolare, qui c’è il lino…
La Leszkovicz ha analizzato tra i 50 e i 100 prodotti industriali per cani e gatti, e almeno un quarto di questi aveva livelli preoccupanti di micotossine: «Le diverse micotossine possono generare i tumori. L’aflatossina colpisce il fegato, l’ocratossina i reni, la fumonisina l’apparato digerente… Il cane è l’animale più sensibile all’ocratossina che può indurre il tumore al rene». Nei prodotti ci sono molti cereali, ma l’Unione Europea non ha mai pubblicato regole precise da seguire per questi cibi, che sono testati su animali diversi da quelli domestici sia per natura che per peso, con valori troppo alti rispetto a quelli per cane e gatto.
Non sorprende dunque che tra le tante crocchette analizzate, la professoressa Leszkowicz abbia trovato livelli più o meno preoccupanti di micotossine tanto nei prodotti economici come in quelli più costosi di Nestlé, Purina, Royal Canin ed Eukanuba. Anzi, il valore più elevato di una micotossina è stato trovato nella Hill’s Oral Care per gatti che forse previene il tartaro… ma lo espone a rischi ben più gravi. Infatti, anche a dosi basse le micotossine se mangiate quotidianamente possono aumentare la probabilità di sviluppare un tumore. Eppure Hill’s, come le altre aziende, spinge a suon di dépliant la teoria che gli animali non devono variare la dieta. L’imprinting inizia già a partire dall’acquisto di un cucciolo di razza in un allevamento – imprinting del cliente.
Nelle etichette non sono indicati quali conservanti sono inseriti negli alimenti. Scavando, si scopre che il bha è un acido antiossidante ma che favorisce anche il nutrimento cerebrale, si usa nei mangimi dei cuccioli. L’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro l’ha però catalogato nel gruppo delle sostanze che potrebbero essere cancerogene per l’uomo. Questi antiossidanti servono all’industria per evitare che gli olii contenuti nei cibi conservati irrancidiscano, ecco perché la commissione europea li ha autorizzati.
Il cibo per animali, il BHA e il BHT
Da un test di laboratorio effettuato proprio da Report si scopre che il campione del c/d Hill’s contiene il bha, è presente anche nel campione analizzato di proplan di Purina Nestlé. A dosi ancora più elevate e in compagnia di un secondo conservante: il bht. Royal Canin invece non esita a dichiarare la presenza a chi telefona al numero verde.
La crocchetta per cani Beneful della Nestlé non si trova più sugli scaffali dei supermercati italiani. Intanto negli Stati Uniti questo prodotto è monitorato dalla Food and Drug Administration dopo le numerose segnalazioni di proprietari di cani che lo associano alla morte o all’avvelenamento del proprio animale… In una class action contro Nestlé chiedono un risarcimento di 5 milioni di dollari. E la questione però è ancora aperta. Nella denuncia ipotizzano responsabilità delle micotossine e di un altro conservante il glicole propilenico, un additivo ammesso anche negli alimenti umani e nei cosmetici a bassi dosaggi… anche in Europa.
dic 7, 2015