«Con quella bestia qui non si entra. Punto». Arriva da Torino un nuovo caso di discriminazione ai danni di una persona cieca, accompagnata dal suo cane guida. Non è certo il primo episodio del genere, come ben sa chi legge «Superando.it», ma questa volta l’aggravante è che il rifiuto è arrivato da un’oculista dell’ASL, cioè da chi, per professione, dovrebbe conoscere bene la realtà delle persone con disabilità visiva e sapere che la legge consente ai cani guida di andare ovunque, tanto più in un luogo di cura.
Protagonista della spiacevole esperienza è stato Sergio Muzzolon, un uomo cieco di 66 anni che abita a Torino, nel Quartiere Mirafiori. Per ben due volte, nei mesi scorsi, si è presentato all’ASL di Via Monginevro, 130, accompagnato dal fedele Fuego, il bellissimo labrador addestrato presso la Scuola Nazionale Cani Guida di Scandicci (Firenze), che da anni lo affianca nella vita quotidiana. Ma una volta giunto in sala d’aspetto, ecco l’amara sorpresa. «L’oculista dell’ASL – racconta – non ha voluto sentire ragione. Si è impuntata, dicendo “questa è casa mia e qui la bestia non entra”».
La prima volta Muzzolon, pur di non rinunciare all’appuntamento prenotato da tempo, ha lasciato correre e Fuego è rimasto ad aspettarlo fuori dalla porta. Ma al secondo episodio, verificatosi nella stessa struttura e con la stessa oculista, ha deciso di non demordere. Dopo avere tentato tutte le strade, perfino una chiamata al 112, si è presentato in Questura e da lì sono partite varie indagini, compreso un procedimento disciplinare dell’ASL a carico dell’oculista.
«Siamo semplicemente costernati – commenta Franco Lepore, presidente dell’UICI di Torino (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) – e costretti a ribadire per l’ennesima volta che la Legge 37/74 (integrata e modificata dalla Legge 376/88 e infine dalla Legge 60/06), garantisce ai cani guida l’accesso in qualsiasi luogo pubblico. Non è certo la prima volta che dobbiamo prendere posizione contro discriminazioni di questo genere. Uno degli ultimi episodi torinesi, risalente all’estate dello scorso anno, riguardava un signore non vedente che si era visto negare l’accesso al taxi, proprio perché affiancato dal suo accompagnatore a quattro zampe [se ne legga ampiamente nel nostro giornale, N.d.R.]. Mai però ci saremmo immaginati un simile trattamento da parte di un’oculista. Ricordiamo, ancora una volta, che i cani guida sono, a tutti gli effetti, gli “occhi di chi non vede”. Non è uno slogan, ma semplicemente la realtà. Ed è inaccettabile che le persone cieche debbano continuare a subire queste discriminazioni. Faremo di tutto perché episodi simili non si ripetano in futuro». (L.M. e S.B.)
Delle battaglie per il diritto all’accesso dei cani guida – condotte con forza, oltreché dall’UICI, anche dall’Associazione Blindsight Project – il nostro giornale si è occupato molto spesso in questi anni. Nella colonnina a destra del nostro articolo intitolato A scuola con il cane guida (a questo link), elenchiamo i contributi da noi pubblicati su questo tema negli ultimi anni.