«Ah sì, certo il gatto è carino» dice il proprietario del cane al proprietario del gatto. «È elegante, fa le fusa, è pulito, una bella compagnia per i nonni. Ma hai mai visto un gatto riportarti un bastone? Mai visto un gatto salvare chi sta sotto le macerie? Carino finché vuoi ma quanto a intelligenza non c’è storia tra gatto e cane».
«Ah sì, certo il cane ha la sua utilità» dice il proprietario del gatto al proprietario del cane. «Certo, se lo chiami arriva a bacchetta, se gli dai il comando lui si ferma, si siede, si alza. Insomma, un bel robottino da compagnia che, se si perde in un bosco, o muore di fame o va sotto una macchina nel tentativo di tornare a casa. Bella intelligenza!».
La faccenda va avanti da quando Noè a imbarcato sull’arca il cane e il gatto, rigorosamente uno a prora e l’altro a prua. Peggio di Peppone e Don Camillo, i proprietari di cani e gatti sono in eterna disputa sulle qualità degli uni e degli altri e talvolta volano parole grosse.
Ora però arrivano i giapponesi che, con uno studio pubblicato sull’autorevole rivista Behavioural Processes dovrebbe (condizionale d’obbligo) mettere d’accordo i contendenti e riportare la pace nel mondo di chi possiede gli animali più diffusi nelle case.
L’intelligenza viene definita su una serie infinita di parametri e, ancora oggi è oggetto di discussione, quale sia il vero metro per misurarla. Uno dei test che implica un buon livello intellettivo è quello della cosiddetta memoria episodica. Si tratta, in parole semplici, di riportare a galla, nella memoria, il ricordo unico di un evento specifico. Nell’uomo è del tutto normale cercare di ricostruire eventi del passato, come ad esempio cosa hanno mangiato la sera prima, il primo bacio dato, il primo giorno di lavoro o come era la torta del matrimonio. Si tratta di memorie uniche per ogni singola persona. I cani, sottoposti a questo test lo hanno superato più volte ed è anche per questo che i loro proprietari hanno cantato vittoria. I ricercatori comportamentali dell’università di Kyoto hanno coinvolto, nel loro studio, 49 gatti domestici e, come per i cani, li hanno sottoposti a una prova simile per entrambi, quella di riportare alla memoria un ricordo unico, ad esempio quando e dove avevano consumato qualcosa che gli era piaciuto in modo particolare tempo prima. Durante l’esperimento, il team di ricercatori nipponici ha cercato di comprendere se i felini fossero in grado di ricordare, dopo un intervallo di quindici minuti, in quale delle varie ciotole avevano mangiato. Ed ecco che i mici coinvolti hanno superato brillantemente la prova e, anche se il tempo di osservazione è piuttosto breve, gli scienziati sono sicuri che il risultato sarebbe stato simile anche in caso di periodi di tempo molto più lunghi del quarto d’ora concesso. A breve un nuovo test, fondato su una tempistica più lunga, sono certi gli darà ragione. Ma c’è di più per far gioire i proprietari di gatti. Gli studiosi del sol Levante sono convinti che i gatti possano comportarsi almeno quanto i cani nell’esecuzione di numerosi test mentali, tra i quali il riconoscimento dell’espressione facciale o la risposta a gestualità ed emozioni umane. «I gatti possono essere intelligenti come i cani, al contrario di quanto spesso si è portati a credere – sostiene la psicologa Saho Takagi – e capire i gatti aiuta a stabilire migliori relazioni con l’uomo».
Tre punti per i gatti, ma il campionato è ancora lungo. Vediamo le prossime partite.