Chi abbandonò in un negozio di toelettatura Jojo, non sospettava che quella meticcia di Barboncino sarebbe diventata una campionessa. Jojo è infatti un’atleta, che si è guadagnata la partecipazione ai Campionati del mondo di Agility Dog in corso fino al 29 aprile a Bollate, vicino Milano, al centro ippico di Castellazzo. «Dopo un bronzo e un argento questa volta puntiamo all’oro» promette battagliera Krisztina Koncz, 4o anni, di origini ungheresi e da vent’anni in Italia, la titolare del negozio di toelettatura diventata la sua conduttrice e compagna di gare.
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Ostacoli, slalom e tunnel. I cani (e i conduttori) in azione
Gli italiani
Al Mondiale di Bollate dell’Ifcs (International federation of cynological sports), organizzato dalla Fisc, la Federazione italiana sport cinofili, si stanno sfidando 180 binomi provenienti da quindici nazioni. Gli italiani, con 20 coppie, si presentano competitivi in tutte le specialità di questo sport che, così come per i cavalli, consiste nel concludere un percorso a ostacoli con meno errori e nel minor tempo possibile. Christian Oggioni, 44 anni, istruttore cinofilo, l’anno scorso in Spagna ha vinto il titolo a squadre, quest’anno ci riprova con Dj, un Border Collie di otto anni e mezzo. «Con questa gara chiuderà la sua carriera agonistica — spiega Oggioni —. I cani si divertono, ma bisogna capire quando è arrivato il momento di smettere». In vista di un appuntamento così importante gli allenamenti sono stati intensificati, ma niente di particolare stressante. «Non più di un’oretta di esercizi diluiti nell’arco della giornata. Si ripassano i fondamentali, un cane come Dj sa già cosa deve fare».
Le categorie
Anche per Maya, meticcia di 9 anni, sarà l’ultimo Mondiale. A condurla Alberto Marmo, 34 anni, anche lui istruttore cinofilo. «Non tutti i cani possono raggiungere alti livelli nell’agility — spiega —. Ci sono razze più adatte delle altre, perché conta sicuramente l’intelligenza, ma anche la voglia di lavorare e di collaborare. Ma al di là dei risultati, credo che questo sport sia la cosa migliore che si può regalare al proprio cane. E in più fa crescere il feeling con il padrone in modo esponenziale». Giacomo Marconi, 32 anni di Macerata, metalmeccanico e insegnante di agility nel tempo libero, si è qualificato per i Mondiali addirittura con due cani: Nala, meticcia Pinscher di sette anni (campioni mondiali in carica), e Hook, meticcio di Border Collie. Categorie diverse per cani di altezze differenti. Spiega Marconi: «Per i piccoli si abbassano i salti, ma serve muoversi di più: vanno seguiti da vicino».
Allenamenti e alimentazione
Gioacchino Bono, 27 anni, di professione fa il collaudatore di camion. Abituato a centraline ed elettronica, non gli bastava un cane: voleva una «macchina». Ha scoperto la disciplina per caso, portando il proprio Husky al campo di addestramento, ma poi arriva anche Fly, Border Collie oggi di sette anni: «I cani da slitta non nascono per questo: si ottengono buoni risultati, ma se uno vuole vincere…» riconosce Bono. Fly è già stata bronzo nell’ultima edizione. «Per lei tre allenamenti alla settimana, un’ottima alimentazione e integratori per le articolazioni». Ma non è solo una questione di prestazioni: «La magia dell’agility è che crea un feeling con il cane che va oltre la normalità e il contatto fisico. Il cane si diverte tantissimo, perché non sa che è una gara e comunque non ha paura».
La nazionale
La nazionale italiana, non solo perché è Paese ospitante, ha preparato l’appuntamento di Bollate come se fosse un’olimpiade. Oltre al coach, i binomi sono stati seguiti da personal trainer, una veterinaria fisioterapista e perfino un mental coach (utile per i conduttori non per gli animali). «Capita di scoprire un talento nel proprio cane, e presto ti ritrovi ai mondiali. Però non sei mai stato uno sportivo, e l’ansia da spalti gremiti non sai ancora cosa sia» spiega Andrea Zavaglia, 41 anni, un professionista nell’approcciare in modo giusto una competizione importante. «I trucchi? Molti si basano sull’immaginazione, per vedere attorno a sé una realtà diversa. C’è un film sul baseball in cui il lanciatore gioca la partita perfetta nello stadio degli Yankees, immaginando di trovarsi al campetto di quando era ragazzo…». Il coach degli azzurri, Alfonso Sabbatini, 51 anni, istruttore di agility e una carriera di successi, in questi mesi ha fatto di tutto per preparare i suoi atleti,a due e quattro zampe, nel modo migliore: «Quattro raduni e uno staff per non lasciare nulla al caso e impedire anche piccoli problemi ai cani». Punta a migliorare il già ottimo medagliere della passata edizione e ha una speranza. «Che il Cio capisca l’importanza della presenza dell’agility dog alle Olimpiadi, e non come sport dimostrativo». Ma al di là dei campioni, esattamente come per noi umani, è meglio avere un cane sportivo che uno sedentario.
27 aprile 2018 (modifica il 27 aprile 2018 | 09:33)
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