Per i sindaci di molte città, il “cane educato” è semplicemente quello che non dovrebbe fare i suoi bisogni lungo i marciapiedi (e mi sembra giusto!), per i proprietari di oggi s’intende invece quell’animale capace di assecondarli in ogni momento della giornata: non tirare al guinzaglio, sedersi e coricarsi a comando, rimanere immobile sotto il tavolo del ristorante, non litigare con gli altri cani, non abbaiare, non sporcare in appartamento, etc. Per poi passare a farlo rimanere seduto composto in auto o sul divano di casa, immobile e indifferente sotto l’ombrellone, insegnargli a nuotare per divertire il padrone, recuperare la pallina, camminare e fermarsi a comando e molto altro ancora…
E’ ovvio che, in un momento storico dove i problemi esistenziali dell’uomo si fanno sempre più assillanti, riflettere su cosa si dovrebbe fare per rendere più felice il cane che vive al nostro fianco, può sembrare fuori luogo per non dire banale. Se però si deve credere a quel “grande amore” che noi del terzo millennio siamo sempre più convinti di provare per i cani che adottiamo, penso sia allora doveroso disquisire su quale possa essere invece il reale benessere psicologico di questo animale che oggi viene considerato da tutti e con orgoglio “alla pari di un figlio”.
Non è molto importante stabilire quanto l’uomo di oggi sappia amare il proprio cane, più o meno di quello di un tempo, è però necessario accorgersi con quanta smisurata finzione (creata e continuamente manipolata da chi ne trae abbondanti profitti economici, tanto da averla ormai consolidata ad ogni livello della nostra società), si continui ad ingannare l’opinione pubblica con questa nuova versione di cane felice di essere “umanizzato” e d’accordo di rinunciare ai suoi istinti di animale.
Come si può essere tanto ottusi da immaginare che il cane “moderno” provi soddisfazione nell’eseguire i comandi impartiti dal suo padrone?
Se così fosse, non ci sarebbe bisogno di continuare ad usare il cibo come motivazione per insegnargli qualsiasi cosa, basterebbe chiedergliela e lui la farebbe. Tant’è che per addestrare o educare un cane è necessario che non sia mai troppo sazio e disponga di un carattere accondiscendente, ovvero molto ansioso di ricevere il cibo che detiene il padrone.
Veramente siamo diventati così stolti da credere che il cane sia un animale con esigenze naturali diverse da un altro mammifero?
Il cane è ovviamente un animale che ci piace, che spesso ci serve, che ci può facilitare la vita o addirittura far guadagnare denaro. Fin qui tutto normale, lo stiamo facendo da migliaia di anni, attenzione però a non convincerci troppo che lui sia anche felice di assecondarci.
Il cane vive la sua vita al nostro fianco solo perché noi lo costringiamo a farlo e non sicuramente per una sua libera scelta. Se lui potesse decidere, ci considererebbe null’altro che una delle sue tante “riserve di cibo” dalle quali attingere in caso di necessità, per il resto vagherebbe libero andando dove gli pare fino all’ultimo giorno della sua esistenza, come fece in passato per millenni.
Considerata quindi l’innegabilità di essere noi a decidere sul destino del nostro cane, facciamolo almeno con un minimo di ragionevolezza, evitando di pretendere addirittura che diventi anche un animale educato!
Quando una persona si comporta in modo maleducato, non diciamo forse che quel tipo è una “bestia”? Bene, il cane nasce una “bestia” ed è felice di rimanere tale per tutta la vita! Perché noi uomini, oltre a privarlo della sua legittima libertà, dovremmo anche costringerlo a cambiare la sua indole naturale? Non ci sembra di voler forzare un po’ troppo la mano su quanto previsto dalla Natura?
Il cane che ci ama, che capisce i nostri discorsi, che comprende le nostre emozioni, che vive al nostro fianco perché non avrebbe posto migliore dove trascorrere la sua esistenza (pur privandosi dei suoi istinti primari), non è altro che uno dei tanti imbrogli mediatici inventati per far soldi, speculando sulla debolezza di un uomo sempre più fragile e ansioso, a causa dei suoi tanti problemi esistenziali. Far credere a tutti che il cane sia un animale diverso dagli altri, tanto da dover essere trattato in modo privilegiato (pur non essendo ciò che vuole l’animale stesso) rende ormai da anni cifre da capogiro a molti settori commerciali e professionali. Non per nulla si continuano a produrre film che parlano di cani capaci di ragionare come noi esseri umani e si fanno presenziare in prima serata questi animali per aumentare gli indici di ascolto.
Pensate veramente che il cane presente ogni sera sul bancone di “Striscia la Notizia” sia così felice di essere il protagonista di quella trasmissione? Che il bassotto della Petyx sia così interessato ai problemi trattati dall’ironica inviata televisiva siciliana? Che i cani della Signora De Filippi non avrebbero nulla di meglio da fare, piuttosto di aspettare il loro turno per potersi esibire nei fine serata della trasmissione “C’è posta per te”?
Io non ne sono così convinto!
Ezio Maria Romano
Fondatore dell’Istituto di Cinofilia Naturale