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Tritrichomonas foetus è un parassita protozoario flagellato, responsabile di colite cronica nel gatto domestico, che ha destato un crescente interesse negli ultimi 15 anni, ponendolo tra le cause più frequenti di diarrea felina alla stregua della Giardia e di Cryptosporidium, già trattati nel precedente articolo.

L’infezione da Tritrichomonas foetus avviene per via oro-fecale ed è favorita da una stretta convivenza tra gatti oltre che da un’elevata densità di popolazione. A differenza di Giardia, Tritrichomonas non ha grande resistenza nell’ambiente quindi il numero e la concentrazione di felini in una stessa area diviene un fattore determinante per la diffusione della patologia, mentre non sembra esserci particolare predisposizione di razza o età.

tritri f

Tritrichomonas f. provoca una colite cronica, talvolta ad andamento ricorrente, che dura molti mesi o addirittura anni. Essa si manifesta con emissione frequente di feci maleodoranti, molli, collose o liquide, con presenza di muco e, talvolta, sangue vivo. In casi molto protratti il gatto può manifestare tenesmo, flatulenza e infiammazione anale fino a prolasso rettale: nonostante questi segni, le condizioni generali dell’animale appaiono buone. Alcuni soggetti, inoltre, possono avere un’infezione asintomatica ed eliminare trofozoiti (forma infettante di Tritricomonas f.) durante la normale defecazione, il che li rende una fonte importante e difficilmente controllabile di diffusione del protozoo. La malattia sembra poter assumere andamento più grave in soggetti molto giovani o in adulti che vengono a contatto per la prima volta con il parassita. Non è infrequente una concomitante infezione da Giardia, Cryptosporidium o coccidi.

All’esame ecografico un referto frequente è l’ingrossamento dei linfonodi regionali nonché il corrugamento della parete del grosso intestino. Istologicamente si riscontra colite e tiflite linfo-plasmocellulare che, in casi gravi, può avere diffusione multifocale, aspetto ulcerativo o nodulare e assumere caratteristiche pio granulomatose (macrofagi e neutrofili) e necrotizzanti.

tritrichomonas

La diagnosi di tritricomoniasi è sempre diretta, microscopica, colturale o mediante PCR. L’analisi delle feci di routine, a fresco e per flottazione, ha scarsa sensibilità nell’identificare Tritrichomonas foetus, pertanto non risulta un esame elettivo per la diagnosi. Su materiale fecale appena raccolto talvolta è possibile osservare trofozoiti piriformi con motilità compulsiva; qualora si colori lo striscio, essi appaiono con nucleo unico, un flagello posteriore e tre anteriori e membrana ondulante. Esistono, poi, dei kit per mettere in coltura materiale fecale: si tratta di terreni specifici per Tritrichomonas ma, anche in questo caso, la sensibilità è bassa. La metodica più sensibile e specifica rimane la PCR e il materiale ideale su cui eseguirla sono le feci diarroiche.

La terapia migliore nei confronti di infezioni da Tritrichomonas si basa sull’utilizzo del ronidazolo (non disponibile in Italia) ad una posologia suggerita di 30mg/Kg una volta al giorno per 14 giorni; questo farmaco non va impiegato in gatte gravide o in lattazione. Il metronidazolo, invece, porta soltanto ad un transitorio miglioramento dei sintomi.

Ad oggi non esistono casi documentati di passaggio dell’infezione dal gatto all’uomo, si consiglia pertanto di ricorrere alle normali precauzioni igieniche qualora si debba maneggiare materiale fecale di soggetti infetti.

A cura della dott.ssa Martina Chiapasco della Clinica Veterinaria Borgarello.

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2 Comments
  1. 2regulations 2 anni ago

    1blacken

  2. URL 2 anni ago

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