Inserito nella classifica dei migliori libri del New York Times, Being a Dog è una vera sorpresa.

L’autrice, la scienziata americana Alexandra Horowitz, racconta con dovizia di particolari come il cane, usando il suo naso, sia in grado di entrare in contatto con la realtà, decifrando moltissimi segnali e apprendendo una quantità enorme di informazioni.

A darcene conferma è anche l’equipe dell’Ambulatorio Veterinario Pertusella, composta dai tre veterinari Ugo, Sara e Mattia.

«Nei cani, l’olfatto è senza dubbio il senso più sviluppato e potente su cui fare affidamento, prevalente su tutti gli altri. Grazie a questa dote, un cane riesce a scoprire, riconoscere, memorizzare e ricordare la maggior parte delle informazioni di cui ha bisogno nella vita».

Le ragioni derivano da una conformazione speciale del loro naso. Ci spiegano gli esperti: «Questa capacità sensoriale è una complicata relazione fra vari apparati. Naso, cranio, sistema nervoso, muscolatura e tessuti sono sviluppati in modo da fornire un perfetto sistema che, nella maggior parte dei casi, è anche migliore di quello delle sofisticate apparecchiature tecnologiche moderne. Le narici sono molto mobili e dunque direzionabili verso la fonte dell’odore».

Proprio attraverso le narici, vengono introdotte nel naso grandi o piccole masse d’aria a seconda della razza. «La lunghezza della canna nasale rende possibile immagazzinare al suo interno una maggior quantità di strutture olfattive, ragione per cui i cani con naso corto hanno un olfatto meno sviluppato».

I cani, inoltre, possiedono un particolare organo in grado di riconoscere i feromoni, segnali chimici importanti a livello sociale.

«Per avere un’idea di quanto il fiuto dei cani sia sofisticato», concludono gli esperti, «basta pensare che la zona che “elabora” le informazioni sugli odori nel cane rappresenta circa il 10 per cento del sistema nervoso centrale, mentre nell’essere umano arriva a un misero 1 per cento».

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