Lunedì, 14 Novembre 2016 16:24
La domanda è contenuta in una interrogazione dell’On Gessica Rostellato alla quale ha risposto il Sottosegretario Vito De Filippo in Commissione Affari Sociali. L’atto parlamentare riguarda gli audit di sistema svolti dal Ministero della Salute sul servizio sanitario della regione Veneto. L’interrogante ha richiamato le “criticità non risolte” emerse dall’audit del 2015sull’organizzazione del controllo ufficiale in sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria: una attribuzione “non chiara” delle competenze “incompleta e non coerente con le attività effettivamente gestite” – secondo la parlamentare- e una “perdita di personale” che negli ultimi anni ha determinato un “inevitabile indebolimento” a fronte della “numerosa e complessa gamma di attività”.
Con l’audit del 2015, il Ministero della Salute formulava quattro raccomandazioni, di cui una- la numero 4- relativa proprio all’organizzazione dei Dipartimenti di Prevenzione.
De Filippo ha premesso che l’audit svolto nel novembre del 2015 sul sistema di sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria della Regione ” è da leggersi in stretta connessione con il precedente audit di sistema”, quello del 2010, “nel quale sono chiaramente evidenziati anche i rilevanti punti di forza del SSR veneto in Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare (SPVeSA)”. Tuttavia la corrispondenza fra la Regione e il Ministero- scaturita dall’audit del 2015 e chiusa il 2 agosto scorso- evidenzia posizioni difformi, tanto che nel corso dei carteggi, il Ministero -giudicando “complessivamente insoddisfacenti le risposte ricevute”- ha anche fatto presente alla Regione che “si sarebbe potuta configurare una grave inadempienza e prefigurare un danno erariale per i costi di una probabile soccombenza della pubblica amministrazione nel caso di eventuali ricorsi in sede giudiziaria”.
A gennaio di quest’anno, la Regione Veneto comunicava di “non condividere le osservazioni in materia di personale e di organizzazione dei dipartimenti di Prevenzione delle Aziende ULSS”, una posizione ribadita a marzo sostenendo che “è riconosciuta la facoltà; per la Regione di individuare le strutture “complesse”. Ma al Ministero questa interpretazione “è parsa non corretta”. Il Sottosegretario ha infatti puntualizzato nella sua risposta che le articolazioni organizzative dell’area di sicurezza alimentare e sanità veterinaria sono “possibilmente” individuate quali strutture complesse, questo “per evitare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, ma che queste strutture devono essere “dotate obbligatoriamente di autonomia tecnico-funzionale e organizzativa nell’ambito della struttura dipartimentale”.
La posizione del Ministero si lega all’impegno assunto dalle Regioni con il Patto per la salute 2014-2016, che – ha ricordato De Filippo- vincola le Regioni “a garantire che Aziende Sanitarie Locali, per quel che concerne la sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria”, essendo, tali strutture organizzative, “essenziali per garantire l’esercizio delle funzioni comprese nei livelli essenziali di assistenza nonché, in particolare, per l’osservanza degli obblighi previsti dall’ordinamento dell’Unione europea in materia di controlli ufficiali, previsti dal regolamento (CE) n. 882/2004”. Per il Sottosegretario De Filippo è quindi “ovvio” che, “per l’attuazione dello «Standard per l’individuazione di strutture semplici e complesse del SSN» approvato dal Comitato LEA, occorre tenere adeguatamente conto delle prescrizioni normative e della loro ratio”.
In maggio, la Regione ribadiva nuovamente la propria contrarietà alle osservazioni del Ministero. Nodo del contendere l’istituzione della «Area della sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare», coordinata da uno dei responsabili di struttura complessa, come previsto dell’allegato C della DGR 2271/2013.
Per il Ministero ciò “rischia di limitare, in assenza di misure adeguate, da prevedersi con indirizzi regionali, la possibilità di assicurare un concorso diretto, da parte di tutti e quattro i Servizi della suddetta «Area», alla formazione delle politiche dipartimentali e aziendali di ciascuna ULSS, nei consessi in cui i responsabili di struttura complessa concorrono direttamente alla formazione di tali politiche”.
Per la Regione, al contrario, l’istituzione della «area della sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare» non limita per nulla l’autonomia e le prerogative di tutti i dirigenti preposti ai servizi veterinari (siano essi strutture complesse o semplici a valenza dipartimentale). Secondo la regione Veneto, la DGR 2271/2013, “assimila tale area ad un dipartimento funzionale, il cui titolare, pertanto, non può incidere sulla piena autonomia professionale ed organizzativa dei dirigenti preposti ai servizi afferenti alla stessa Area”.
A giugno la Regione, restando ferma sulle proprie posizioni, ribadiva che “i dirigenti preposti alle strutture semplici a valenza dipartimentale godono di tutti gli ambiti di autonomia riconosciuti ai Direttori di struttura complessa e devono garantire i servizi secondo le previsioni dell’articolo 7-quater del decreto legislativo n. 502 del 1992, assumendone le correlate responsabilità, ivi comprese quelle connesse alla formazione delle politiche dipartimentali ed aziendali, attraverso gli strumenti gestionali indicati dal ministero (obiettivi strategici pluriennali, sistema di budgeting, definizione di obiettivi annuali, partecipazione al Comitato di Dipartimento)”.
Il 2 agosto 2016, “facendo salvo quanto precedentemente espresso” sulla raccomandazione n. 4 (“Assicurare che l’organizzazione dei dipartimenti di prevenzione delle Aziende ULSS sia conforme all’articolo 7 quater del DLgs 502/92, come mo dificato in ultimo dalla Legge 190/2014 (art.1, comma 582), il Ministero della Salute “ha preso atto di quanto comunicato dalla Regione”.
I rapporti di audit sono pubblicati sul sito web del Ministero della salute.
Organizzazione veterinaria nella bufera dopo l’audit del MinSal