Cani a Genova, in questo caso liberi in un’area protetta

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Genova – La prima regola è che nessuno rispetta la regola. Se avete un cane fate parte necessariamente di tre categorie: quella che non conosce la prima regola; quella che conosce la prima regola; quelli che hanno causato la prima regola.

L’importanza della prima regola

La prima regola è applicabile a tutto ciò che riguarda l’avere un cane. Dalla prima regola discendono le non leggi di convivenza tra esseri umani – precisiamo subito che i cani non c’entrano proprio nulla – che dovrebbero condividere una passione comune ma invece prediligono il tornaconto personale.

L’ambiente: dove si applica la prima regola

Come se fosse una vera e propria teoria scientifica ma nata dalla pratica quotidiana, passiamo agli esempi pratici dell’applicazione della “regola non regola”. Tali episodi sono nel nostro caso avvenuti a Genova, città che per la conformazione soprattutto del centro storico si offre perfettamente alla non confutazione della nostra tesi. L’esperimento, così, altro non è che la quotidiana vita da proprietari di cani secondo le tre caratteristiche sopra descritte viste, però, da chi passa dallo stato “inconsapevole della prima regola” a ora “conosco la prima regola”.

L’assioma

Non è mai colpa dei cani. Solo dei proprietari. Nulla da aggiungere. Questa è verità scolpita nella pietra.

L’introduzione della variabile

Ultima ma non meno importante premessa fondamentale all’analisi è l’introduzione della variabile. In realtà ce ne sono diverse. Per rendere la cosa più semplice, però, inseriamo la più importante: ci sono anche quelli che di cani non ne vorrebbero proprio per le strade delle nostre città. E, come tutte le variabili, questa tipologia incide anche nel rapporto tra le categorie prese in considerazione. L’introduzione di questa specifica variabile, inoltre, consente di rendere quest’articolo minimamente interessante (qualora tale sia valutato da chi sta leggendo in questo momento) anche per esseri umani che non necessariamente devono amare gli animali ma, anzi, ne patiscono l’esistenza nella vita cittadina. Non entreremo nel merito dei rapporti tra “proprietari di cani” versus “non proprietari di cani”, però, in questo specifico esperimento.

Il metodo

Il metodo dunque prende spunto dalla teoria di Galileo Galilei: fase induttiva del metodo scientifico in cui, partendo dall’ esperienza, si ricavano dei principi.

In realtà, al di là della voluta ironia di usare la falsariga di termini legati a reali esperimenti scientifici, ciò che segue è solo il quotidiano nella vita di chi vorrebbe vivere in una società di persone che si rispettano e rispettano gli “esseri non umani”.

Caso 1, storie di cani senza guinzaglio: “il molosso e la punkabbestia”

Un cane cammina al guinzaglio della sua proprietaria in via San Bernardo. E’ la sua zona, la conosce benissimo. Di lui invece noi conosciamo tutta la sua storia. Si chiama Frisk, è un meticcio di un anno e mezzo, è un maschio di taglia media e crede – come se fosse un adolescente umano – di essere il “padrone del mondo”. Come la maggioranza dei cani maschi ha un atteggiamento sereno se incontra cuccioli, femmine e persone. Potrebbe avere lo stesso approccio con un altro maschio, e comunque non sempre, se fosse in uno spazio aperto. Avrebbero entrambi i “rivali” il tempo di mandarsi quelli che sono chiamati “i segnali calmanti”: avvicinarsi l’uno all’altro non frontalmente, facendo una sorta di reciproco semicerchio, giusto per fare un esempio. Nei caruggi di Genova ciò è evidentemente impossibile. Torniamo però al nostro cane Frisk. Non ha nemmeno svoltato l’angolo di Vico San Giorgio che un molosso gli si para davanti. Il “canetto” rimane impietrito, l’altro parte in attacco. Ne esce fuori una lotta arcigna, con la proprietaria del meticcio che urla un “aiuto!” e con chissà quale fortuna riesce a separare i due senza spargimenti di sangue. Dall’altro capo della stradina c’è la proprietaria dell’altro cane. E’ una “punkabbestia”. Il suo cane torna accanto a lei e si siede al suo fianco e il cane “aggredito”continua a borbottare, poi anche lui si calma. Del resto, “non è mai colpa dei cani”: ed ecco l’applicazione pratica dell’assioma. La proprietaria di Frisk però continua a gridare all’altra di mettere il guinzaglio al suo cane. Ma la ragazza con i dreadlock biondi rimane del tutto indifferente a quanto accaduto. Dopo aver precisato che: “Il mio cane è addestrato”, si mette a parlare a telefono non muovendosi più e impedendo ogni possibilità di passaggio all’altra. Il contesto in cui si svolge tutto ciò, intanto, cambia. Si aggiungono altre persone che se la prendono con la giovane quando l’unica cosa che dice è tipo: «Manco ce l’ho il guinzaglio», frase inframezzata da offese irripetibili nei confronti dell’altra. E qui si scatena l’inferno perché nella mente della “categoria variabile” scatta l’equazione “non ha guinzaglio figurati se ha sacchetti per raccogliere le deiezioni” (su questo poi si rimanda anche al postulato). Via agli improperi collettivi e chiusura dell’incontro-scontro anche con minaccia fisica della giovane “alternativa” alla signora del meticcio con un: “ringrazia che non ti ho messo le mani addosso”.

Caso 2, storie di cani senza guinzaglio: “il border collie e la signora per bene”

Molti di quelli che hanno avuto la pazienza di arrivare fin qui, dopo aver approfondito il “caso 1”, avranno pensato che “però che ti vuoi aspettare da una punkabbestia”. Eh no. Le cose non stanno così. Perché se chi è arrivato sin qui e sta nella fase di transizione tra categoria 2 e 3 (“inconsapevole della prima regola” e “conosco la prima regola”) lo pensa, vuol dire che non capirà mai la prima regola. Ricordatela: tutti rispettano la regola. Non importa lo stato sociale, le idee politiche, le scelte di vita. Già dal titolo del caso 2, dunque, siete consapevoli che si va a raccontare un episodio opposto a quello precedente ma che ha in comune sempre l’assioma (“mai colpa dei cani”) e il tenere i cani liberi in città. Il luogo dello scontro tra il cane Pancho, di cui possiamo anche in questo caso dire che sappiamo tutto (maschio meticcio, età tre anni, carattere equilibrato, taglia medio-grande), e un bellissimo border collie di cui non si conosce la storia personale, avviene in Santa Maria di Passione. Una piazza in cui molte persone portano i cani: è un piccolo angolo di centro storico dove con le dovute accortenze – determinate in fondo solo dal buon senso – viene proprio voglia di lasciare il cane libero. Ma “buon senso” non è prerogativa di chi applica serenamente la prima regola. Il border collie arriva infatti molto prima della sua proprietaria in cima alla piazzetta, dal lato delle scale che la collegano con via di Mascherona. Pancho è lì che sta annusando in giro. Il suo umano vede l’altro cane che inizia ad avvicinarsi e grida verso la scalinata da cui ancora non si vede arrivare alcuno: “E’ maschio?”. I possessori di cani sanno che questa è una delle “chiamate alle armi” fondamentali per avvertirsi a distanza di stare attenti ognuno al suo cane (in realtà, alla fine, a sè stessi…). Il tempo di sentire un “sì” ed ecco che è iniziata la lotta. La signora finalmente spunta e si avventa sul suo cane. Si butta letteralmente a terra e così rimane. La scena è surreale: da una parte Pancho, con il suo umano che con calma serafica prova a far finta che non esista la prima regola e dice: “Ma perchè non gli mette il guinzaglio?”. E dall’altra, a terra, con il cane che la guarda perplessa, la signora che risponde: “Ma il mio cane è buono”.

Conclusioni

C’è un’accezione positiva della prima regola, una volta che l’avete appresa. La consapevolezza. E se non vi basta, ecco un consiglio, rivolto a chi ha avuto la pazienza di arrivare fin qui e per questo già parte della categoria che è uscita dalla fase di transizione ed appunto ora deve farsene una ragione. Quando vi diranno le due frasi che avete letto negli episodi narrati: “il mio cane è addestrato” e “il mio cane è buono”, potrete rispondere così: “Il mio no, è una bestia assetata di sangue”. Nel 50% dei casi otterrete almeno una, seppure inutile, piccola soddisfazione per quell’attimo in cui negli occhi di chi è realmente una “bestia”, come noi umani intendiamo questa parola, passa un misto di perplessità e quasi timore.

Postulato della prima regola: le deiezioni del cane di un altro sono le deiezioni del tuo cane

L’annoso tema merita una lunga disamina. Qui lo accenniamo solo come postulato all’applicazione della prima regola: “Tutti coloro che non raccolgono le deiezioni dei propri cani mettono nei guai coloro che lo fanno”. E consigliamo anche la lettura di quest’altro nostro articolo: La “caccia al cestino” nei vicoli di Genova per le deiezioni canine.

La citazione:“La prima regola…”tratta da “Fight Club”

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Per approfondire

“I segnali calmanti” – Il video su YouTube mostra i consigli di Turid Rugaas. Ma è estratto da un dvd degli anni 80. Si consiglia di leggere i libri della dog trainer norvegese nella consapevolezza, però, che appunto non viviamo in spazi aperti come nelle terre scandinave…

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