Blog

  • Eterocromia

    L’iride è quella struttura dell’occhio che separa la camera anteriore da quella posteriore e presenta al centro il foro pupillare. L’iride è un diaframma sottile, colorata e presenta variazioni individuali legate alla densità degli strati che la costituiscono: in particolare, il colore è direttamente collegato al numero di melanociti presenti nello stroma irideo ed alla quantità e alla densità del pigmento in essi contenuto. Generalmente il colore è brunastro, con tonalità che vanno dal marrone al giallo oro ed anche al blu, con maggiore varietà nel gatto. Con il termine di eterocromia si intende la caratteristica somatica in cui gli occhi di un individuo presentano due colorazioni diverse.

    Quando alcune zone dell’iride dello stesso occhio sono di colore diverso, si parla di eterocromia monoculare; qualora sia l’intera iride di un occhio di colore diverso dal controlaterale, si parla invece di eterocromia bioculare. Di per sé questo fatto non ha significato patologico: essendo la pigmentazione iridea determinata geneticamente, ne deriva che il suo colore è un carattere di tipo ereditario. Per quanto riguarda l’eterocromia determinata dal gene merle, è possibile che essa sia associata ad altre anomalie uveali anteriori, quali ipoplasia dell’iride, colobomi e persistenza della membrana pupillare (PPM). Inoltre, sempre associate al gene merle, si possono osservare altre anomalie oculari multiple, quali macroftalmia, cataratta, displasia retinica ed ipoplasia del nervo ottico. Le razze più interessate sono collie, alani, bassotti e pastori australiani. Le anomalie oculari più gravi si manifestano nei merle omozigoti con mantello eccessivamente bianco che coinvolge le regione della testa. Gli animali affetti possono avere anche gradi variabili di sordità congenita.

    A cura della Dott.ssa Valentina Declame

    Se ti è piaciuto l’articolo, iscriviti al feed o alla newsletter per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti di TGVET.net.
    Lascia un commento per dire la tua o per chiedere informazioni

    Leggi tutto…
  • Come gestire la cagna durante la gravidanza

    Un punto chiave della gestione della cagna in gravidanza è la nutrizione. Al termine della gravidanza la femmina deve avere un incremento del peso pari al 15-20% del peso iniziale. Inoltre nel post-partum si dovrebbe avere un ulteriore incremento del 5-10 %.
    Per ottenere questo risultato è necessario seguire un regime dietetico particolare a partire dalla 6°settimana di gravidanza, perché in questo momento si ha un aumento significativo della massa fetale e di conseguenza aumenta la richiesta energetica da parte della madre.
    L’alimento ideale in questo periodo dovrebbe contenere un indice proteico maggiore del 40-70% rispetto un alimento standard. Il quantitativo proteico deve essere di 4g/100 Kcal. Se non si segue una dieta prettamente proteica i rischi di insorgenza di patologie neonatali aumenta considerevolmente e in particolare si possono avere cuccioli disvitali che muoiono nelle prime 48 ore di vita, cuccioli con un sistema immunitario molto scarso e predisposti a malattie virali e batteriche, cuccioli con uno scarso peso alla nascita.
    Per quanto riguarda i grassi basta un contenuto del 10-25% nell’alimento.
    I carboidrati hanno un ruolo molto importante in questa fase perché il loro equilibrio evita l’insorgenza di ipoglicemia e chinetosi a fine gravidanza. Se non sono contemplati nella dieta o il loro contenuto è scarso bisogna aumentare il contenuto proteico del doppio.

    imm 1
    Molto importante è il ruolo di due elementi minerali quali calcio e fosforo. Se si aumenta la dose durante le prime settimane di gravidanza possono favorire l’insorgenza di eclampsia due settimane dopo il parto. Questo perché l’integrazione di calcio fa sì che l’organismo non metta in atto i meccanismi di attivazione delle paratiroidi che restano a riposo anche nel post-partum. E’ quindi buona norma integrare i due elementi dopo il parto.
    Riassumendo:
    -le cagne gravide non devono modificare la dieta nella prima metà di gravidanza;
    -il fabbisogno energetico aumenta nella seconda metà di gravidanza dove si dovrà somministrare un alimento altamente digeribile, energetico e con un elevato contenuto proteico;
    -si consiglia la somministrazione di questa tipologia di alimento fino allo svezzamento dei cuccioli;
    -l’integrazione di calcio deve essere fatta esclusivamente nel post-partum fino allo svezzamento dei cuccioli;
    L’alimento che rispetta i requisiti suddetti è l’alimento per cuccioli: elevato contenuto energetico, elevata frazione proteica digeribile, calcio in quantità accettabile.
    E’ molto importante seguire una linea nutrizionale di questo tipo poiché gli errori alimentari portano problemi sia nella cagna che nei cuccioli. Cagne obese infatti hanno calori silenti, interestri prolungati, scarsa ovulazione, cucciolate poco numerose, produzione lattea insufficiente. Cagne sottopeso invece partoriscono cuccioli sottopeso, deboli e con tendenza all’ipoglicemia, malattie respiratorie, emorragie, scarsa sopravvivenza.
    In gravidanza i farmaci si dovrebbero evitare e quando ciò non è possibile ci si dovrebbe affidare alle indicazioni di un esperto.

    imm 2
    Elenchiamo qui di seguito i farmaci da evitare assolutamente in gravidanza:
    -Aminoglicosidi (tipo di antibiotici): sono neurotossici;
    -Cloramfenicolo (tipo di antibiotici): deprime lo sviluppo del midollo osseo;
    -Tetracicline (tipo di antibiotici): si depositano su ossa e denti;
    -Anestetici: deprimono la respirazione fetale;
    -Cortisone: può indurre aborto, mortalità fetale, anomalie anatomiche quali palatoschisi;
    -Estrogeni e androgeni: determinano malformazioni del sistema urogenitale.
    Nel prossimo articolo vi daremo qualche consiglio sulla preparazione al parto. Continuate a seguirci!

    A cura della dott.ssa Katiuscia Camboni della Clinica Veterinaria Borgarello

    Se vuoi leggere tutti gli articoli sull’argomento clicca qui.

    Se ti è piaciuto l’articolo, iscriviti al feed o alla newsletter per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti di TGVET.net.
    Lascia un commento per dire la tua o per chiedere informazioni

    Leggi tutto…
  • Le Strutture Veterinarie in Italia

    Le strutture veterinarie presenti sul territorio nazionale possono essere classificate in diverse categorie a seconda delle caratteristiche strutturali e di servizi erogati. La struttura più semplice corrisponde allo studio veterinario: che può essere con o senza accesso di animali. Se lo studio prevede l’accesso di animali deve essere rilasciata una autorizzazione sanitaria e la struttura dovrà avere dei locali atti allo svolgimento delle prestazioni medico veterinarie. Salendo incontriamo l’ Ambulatorio Veterinario a cui sono richiesti i seguenti requisiti strutturali: una sala d’attesa, un’area per gli adempimenti amministrativi, dei locali per l’attività clinica, una sala chirurgica e locali (o armadi) per il deposito dei materiali. In tutti i locali dell’ambulatorio veterinario deve eccerci un’adeguata illuminazione e ventilazione. Indispensabile la presenza dei servizi igienici.

    Ambulatorio Veterinario, Clinica Veterinaria, Ospedale Veterinario

     
    La clinica veterinaria ha una struttura decisamente più complessa, dovrà essere dotata di requisiti sia strutturali che impiantistici atti a garantire un maggior numero di prestazioni. I locali necessari comprendono: una sala d’attesa, una o più sale visita, una sala chirurgica, la diagnostica per immagini, i ricoveri per la degenza con locali separati per le malattie infettive. Sono anche richiesti un laboratorio interno, locali per l’amministrazione e per il magazzino. La Clinica Veterinaria può effettuare il ricovero degli animali per periodi di tempo più o meno lunghi. Nella denominazione si può anche utilizzare, in alternativa a clinica veterinaria, il termine “casa di cura veterinaria”. Non esistono limitazioni per quanto riguarda la superficie. Anche la clinica veterinaria come l’ambulatorio veterinario deve avere un laureato in medicina veterinario che ricopra la carica di direttore sanitario. All’interno delle cliniche veterinarie operano più medici con specializzazioni o campi di interesse diversi.
     
     
    Ancora più complessa sarà l’organizzazione di un Ospedale Veterinario: struttura veterinaria avente individualità propria ed organizzazione autonoma nella quale vengono fornite prestazioni professionali da più medici veterinari, generici o specialisti ed in cui è prevista la degenza di animali oltre quella giornaliera. Nell’ospedale veterinario è garantito il servizio di pronto soccorso sull’arco delle 24 ore, con presenza continuativa di almeno un medico veterinario, nonché il servizio di diagnostica di laboratorio. • Requisiti minimi strutturali: – sala d’attesa; – locale per gli adempimenti amministrativi; – locale per attività clinica; – locale per attività chirurgica; – locale per la diagnostica radiologica; – locale per il laboratorio di analisi interno; – locale per il pronto soccorso e terapia intensiva; – locali o armadi destinati al deposito di materiale d’uso, farmaci attrezzature, strumentazioni; – locale adeguato e attrezzato con box e/o gabbie per la degenza degli animali; – locale separato per il ricovero di animali con malattie trasmissibili; – servizi igienici; – locali ad uso personale. • Requisiti minimi impiantistici: – nella sala di attesa e nei locali operativi deve essere assicurata un’adeguata illuminazione ed areazione; – impianto idrico. • Requisiti minimi tecnologici: – l’ospedale veterinario deve disporre di attrezzature e presidi medico-chirurgici in relazione alla specifica attività svolta. Requisiti minimi organizzativi: – identificazione e comunicazione all’utenza del nominativo del direttore sanitario; – affissione di orario, regolamento interno e modalità di accesso alla struttura; – presenza di almeno un medico veterinario nell’arco delle 24 ore.
    A cura del Dott.Bartolomeo Borgarello

    Leggi tutto…
  • Esami del sangue: il glucosio

     

    milecola glucosio

    Riprendiamo oggi il nostro percorso attraverso gli esami biochimici parlando della misurazione del contenuto di glucosio nel sangue ovvero di glicemia.

    Il glucosio è un monosaccaride cioè uno zucchero che non può essere idrolizzato in un carboidrato più semplice, anzi: la maggior parte degli zuccheri complessi presenti nell’alimentazione viene scissa e ridotta proprio in glucosio e in altri glucidi semplici.

    zucchero

    Esso possiede una enorme importanza biologica perché rappresenta la principale fonte di energia dell’organismo. A livello cellulare avviene un processo chiamato glicolisi responsabile della trasformazione del glucosio in molecole più semplici e della produzione di energia sotto forma di adenosina trifosfato (ATP). L’ATP rappresenta un vero e proprio “combustibile” che consente alle cellule di svolgere le numerose funzioni a cui sono destinate.

    glicolisi1

    Da quanto detto, si capisce l’importanza fondamentale di questo zucchero per la sopravvivenza di ciascuno e il perché la glicemia rappresenti un parametro presente in qualsiasi pannello biochimico. La misurazione del glucosio plasmatico può essere fatta sia attraverso uno strumento specifico chiamato glucometro che con le normali macchine per esami mediante chimica liquida o secca.

    glucometro.

    La corretta concentrazione del glucosio nel sangue è regolata dall’interazione tra lo zucchero introdotto con la dieta, le riserve presenti a livello del fegato e gli ormoni preposti all’utilizzo del glucosio stesso: insulina e glucagone. Il fegato è in grado di rilasciare il monosaccaride mediante due processi: la glicogenolisi, che mette in gioco le riserve di zucchero precedentemente immagazzinate a livello epatico e la gluconeogenesi in grado di produrre “ex novo” glucosio a partire da acidi grassi e aminoacidi. L’insulina, prodotta dalle cellule beta del pancreas, è il principale ormone regolatore del glucosio nel sangue: quando questo aumenta l’insulina viene rilasciata e favorisce la sua captazione a livello cellulare, con conseguente riduzione a livello ematico, e viceversa. Un altro ormone pancreatico, il glucagone agisce promuovendo il rilascio di glucosio nel sangue attraverso la glicogenolisi epatica.

    insulina

    L’innalzamento della concentrazione ematica di glucosio viene definito: iperglicemia. L’insulina, come accennato, è un ormone che facilita il metabolismo del glucosio a livello di muscoli, tessuto adiposo e fegato: la sua carenza, in concomitanza con il rilascio di glucagone, porta a iperglicemia. Quando lo zucchero raggiunge una concentrazione molto elevata nel sangue, inizia ad essere perso attraverso le urine e questo processo viene chiamato: glicosuria. La condizione patologica per eccellenza dovuta ad uno stato cronico di iperglicemia è definita: diabete.

    ­All’opposto l’abbassamento dei livelli ematici di glucosio si chiama ipoglicemia. Una causa frequente e patologica di ipoglicemia è rappresentata da tumori delle cellule beta pancreatiche che determinano un eccesso di insulina nel sangue (neoplasie insulino-secernenti).

    Nel prossimo capitolo affronteremo il discorso degli elettroliti ovvero i sali disciolti nel sangue e le ragioni per le quali è importante controllarli. Continuate a seguirci su tgvet.

    Articolo a cura della Dr.ssa Martina Chiapasco

    Se ti è piaciuto l’articolo, iscriviti al feed o alla newsletter per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti di TGVET.net.
    Lascia un commento per dire la tua o per chiedere informazioni

    Leggi tutto…
  • Lishmaniosi canina: diagnosi tramite l’ematologia e la citologia linfonodale

    Nei pazienti con Leishmaniosi canina, l’ematologia, compresa la valutazione del midollo osseo, l’emostasi e l’esame citologico dei linfonodi e della milza, sembrano avere un ruolo significativo nella diagnosi della malattia. Per i cani che risiedono in zone endemiche la tendenza al sanguinamento, di solito espressa in forma di epistassi, l’anemia non rigenerativa e la linfoadenomegalia periferica possono far aumentare il sospetto per l’infezione da Leishmania.

    L’anemia normocromica normocitica (in cui i globuli rossi conservano la colorazione e la forma originale) che si riscontra in corso di Leishmaniosi canina, è stata attribuita a una riduzione dell’eritropoiesi dovuta all’infestazione cronica da parte del parassita e come conseguenza dell’insufficienza renale cronica. Esistono casi di Leishmaniosi in cui viene segnalata una riduzione della produzione di globuli rossi, dovuta a fenomeni di carenza di ferro. Questi compaiono secondariamente a perdita ematica cronica o meno frequentemente in seguito a perdite ematiche acute, associate a profusa epistassi o a gravi e profonde ulcerazioni del tartufo e dei cuscinetti plantari. Un’altra causa, meno comune, di anemia associata a Leishmaniosi è l’emolisi dovuta alla deposizione di immunocomplessi o alla formazione di autoanticorpi.

    Per quanto riguarda i globuli bianchi invece è possibile evidenziare sia fenomeni di leucopenia che di leucocitosi. Gli studi hanno comunque dimostrato che sono più frequenti i casi di leucopenia soprattutto quando sono già presenti i segni clinici della malattia.

    Nel cane sintomatico si possono rilevare inoltre trombocitopenia (mancanza di piastrine) e trombocitopatia, con conseguente aumento dei tempi della coagulazione del sangue. Questo spiega in parte sintomi come l’epistassi e la diarrea sanguinolenta, che vanno comunque associati a fenomeni quali l’iperviscosità del sangue e le ulcerazioni della mucosa nasale e intestinale. Le ulcerazioni delle mucose sono a loro volta associate all’elevato livello di azotemia, sempre conseguente all’insufficienza renale cronica. I reni infatti non funzionando bene non sono in grado di filtrare correttamente il sangue, non concentrano l’urina, e la conseguenza è un aumento dei cataboliti in circolo che danneggiano i tessuti dell’organismo.

    Lo striscio di sangue per la ricerca di amastigoti è indaginoso e spesso inconcludente, dal momento che i parassiti sono poco numerosi nel sangue periferico; sono invece efficaci l’emocoltura e la diagnosi con PCR, che sono però esami più costosi e complessi.

    Ha invece una sensibilità più elevata l’esame citologico dei campioni prelevati mediante aspirazione con ago sottile, realizzata nei pazienti che presentano linfoadenomegalia periferica generalizzata. In questo esame si nota un aumento del numero di plasmacellule e macrofagi che contengono un numero variabile di amastigoti. La citologia linfonodale quindi rappresenta un valido strumento diagnostico per confermare la presenza di Leishmaniosi , anche se sono necessari una buona esperienza e un accurato esame microscopico, perché i detriti nucleari e cellulari possono sembrare simili agli amastigoti e portare a diagnosi falsamente positive.

    Continua a seguirci o se hai necessità di maggiori informazioni contattaci
    sul sito www.clinicaborgarello.it
    o per telefono alla 011-6471100

    Per leggere tutti gli articoli pubblicati sulla Leishmaniosi e il vaccino clicca qui

    Leggi tutto…
  • Malattia valvolare mitralica (3°parte)

    Abbiamo visto che con il fonendoscopio e le lastre del torace, possiamo diagnosticare la presenza della malattia valvolare mitralica e monitorare la presenza e la progressione di edema polmonare. L’ecocardiografia nella diagnosi della malattia valvolare mitralica permette prima di tutto la conferma della diagnosi, consentendo di osservare le tipiche lesioni mitraliche e di valutare le conseguenze cardiache della presenza di insufficienza mitralica quali il grado di ipertrofia eccentrica e di dilatazione atriale sinistra. Inoltre la progressione della patologia, il sovraccarico di volume cronico e l’aumento della pressione atriale sinistra possono causare ipertensione polmonare. L’esame eco-doppler permette in questi pazienti di stimare la pressione polmonare in modo non invasivo, mediante la valutazione della velocità del rigurgito tricuspidale. L’ecocardiografia permette inoltre di valutare la funzione sistolica e diastolica e quindi di poter impostare o modificare il piano terapeutico in modo razionale.
    Riassumiamo in un semplice schema la diagnosi della malattia valvolare mitralica:

    image

    Articolo a cura della Dott.ssa Daniela Ferrari, Clinica Veterinaria Borgarello

    Se ti è piaciuto l’articolo, iscriviti al feed o alla newsletter per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti di TGVET.net.
    Lascia un commento per dire la tua o per chiedere informazioni

    Leggi tutto…
  • Sclerosi senile del cristallino

    Il cristallino è una struttura dell’occhio nota anche come “lente”: esso consente la messa a fuoco delle immagini sul fondo dell’occhio grazie alle sue caratteristiche strutturali e al suo sistema di sospensione. Il cristallino è una struttura biconvessa , trasparente e refrattiva, sospesa e tenuta in sede dalle fibre zonulari, posta dietro l’iride, che separa i segmenti anteriore e posteriore dell’occhio. Esso è costituito da una capsula, da un epitelio e da fibre; è composto da un nucleo centrale e da una corticale circostante, che possono essere ulteriormente suddivisi in una porzione anteriore e una posteriore.

                                         cristallino

    Il cristallino dell’animale adulto è costituito da fibre primarie e secondarie. Le prime si differenziano dall’epitelio del cristallino posteriore in uno stadio precoce dello sviluppo dell’occhio, si allungano e riempiono la vescicola lenticolare, formando una sfera solida che nell’adulto costituirà il nucleo centrale del cristallino. L’epitelio posteriore della lente scompare quando essa diventa matura, rimanendo solo in forma di una capsula posteriore molto sottile. Le cellule dell’epitelio anteriore sono localizzate sotto la capsula anteriore e si moltiplicano attivamente per tutta la vita spostandosi verso la periferia e all’equatore si allungano per formare le fibre secondarie, che si estendono nella corticale anteriore e in quella posteriore. Durante tutta la vita dell’animale si formano nuove fibre secondarie, che causano una compressione progressiva del nucleo e una sua concomitante disidratazione. La capsula anteriore della lente è prodotta continuamente dall’epitelio anteriore e si ispessisce quando l’animale invecchia.

    Le fibre secondarie sono parzialmente responsabili delle normali alterazioni dovute all’età, in particolare della sclerosi nucleare senile. La sclerosi del nucleo si verifica negli animali anziani e nel gatto non è così evidente come nel cane: a causa di questo processo di invecchiamento fisiologico, la lente dei nostri animali diventa visibilmente più opaca e nel cane di 7-8 anni, è possibile individuarne il nucleo. Dal momento che l’aspetto della sclerosi della lente può essere molto simile a quello che assume il cristallino colpito da cataratta è importante rivolgersi ad uno specialista per permettere di differenziare i due fenomeni: per la saluta del vostro ciò è molto importante. La prima rappresenta infatti un processo fisiologico legato all’età dell’animale, la seconda un processo patologico che richiede un intervento specialistico, sia di tipo medico che chirurgico.

    A cura della Dott.ssa Valentina Declame

    Se ti è piaciuto l’articolo, iscriviti al feed o alla newsletter per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti di TGVET.net.
    Lascia un commento per dire la tua o per chiedere informazioni

    Leggi tutto…
  • Diagnosi di gravidanza nella cagna e nella gatta (II)

    Il metodo più sicuro per valutare lo stato di gravidanza è sicuramente l’ecografia.
    Con tale ausilio è possibile valutare la vitalità e la frequenza cardiaca dei feti. Inoltre è possibile monitorarne le fasi di crescita e sviluppo.
    Vediamo ora cosa si può rilevare con l’ecografia in ordine cronologico considerando come giorno “zero” quello in cui si è verificata l’ovulazione.
    17-19° giorno: è visibile una vescicola anecogena (nera) circondata da una linea iperecogena (bianca) che rappresenta la parete della vescicola. Questa risulterà sempre di forma tondeggiante in tutte le sezioni.
    20° giorno: il diametro della vescicola arriva a 7 mm e la lunghezza è di 15 mm.
    21° giorno: è visibile l’embrione all’interno della vescicola.

    eco gravidanza cagna
    25-30° giorno: è il periodo ideale per approssimare il numero totale dei feti.
    22-23° giorno: inizia l’attività cardiaca, ben più valutabile al 28-29° giorno. La frequenza cardiaca è di 200-250 battiti al minuto e cala in prossimità del parto.
    24-25° giorno: è visibile la placenta mentre il cordone si individua tra il 28-30° giorno.
    30-32° giorno: compaiono gli abbozzi degli arti.
    32-34° giorno: compaiono i nuclei di ossificazione.
    34-35° giorno: si individuano i primi organi addominali, ovvero lo stomaco e la vescica che appaiono come due strutture tondeggianti anecogene (nere).
    34-36° giorno
    : iniziano i movimenti fetali.
    37-39° giorno: si ha la divisione del cuore nelle quattro camere.
    37-45° giorno: si rendono visibili i reni e gli occhi.
    38-39° giorno: sono visibili i polmoni dall’ecogenicità maggiore del fegato (cioè più bianchi). Mentre il fegato è ipèrecogeno in confronto al resto dell’addome (cioè più bianco).
    55-61° giorno: è visibile l’intestino.
    Nonostante la valutazione dello sviluppo fetale ci dia degli ottimi indici per stabilire la data del parto non sarà mai precisa. Un metodo molto valido per stadiare la gravidanza è quello del rilevamento del diametro della vescicola embrionale nella prima metà della gravidanza e il diametro biparietale del cranio nella seconda metà. Esistono infatti delle formule matematiche che a partire da queste misure portano all’individuazione dei giorni mancanti al parto.
    Un ausilio diagnostico molto importante è rappresentato dalla radiologia, ma attenzione perché si può ricorrere a questa metodica solo dopo il 45° giorno di gravidanza, quando gli scheletri fetali iniziano il processo di mineralizzazione e sono quindi visibili sulla radiografia.

    DSC03090
    E’ importante eseguire la lastra a fine gravidanza per risalire al numero esatto di feti (contando le strutture craniche e le colonne vertebrali) e per paragonare il diametro della testa fetale all’asse trasverso della pelvi materna.
    Nella gatta la diagnosi di gravidanza segue lo stesso schema della cagna.
    In radiografia si studiano le strutture ossee per valutare l’età fetale.
    38-40° giorno: sono visibili cranio, scapola, omero, femore, vertebre e costole.
    43° giorno: sono visibili tibia, fibula, ileo, ischio.
    49° giorno: sono visibili metatarso e metacarpo.
    52-53° giorno: sono visibili lo sterno e le dita.
    56-63° giorno: sono visibili i molari.
    Una volta diagnosticata la gravidanza dovremmo adottare una serie di misure perché la futura madre sia in perfetta salute al momento del parto. Di questo argomento però parleremo nel prossimo articolo.

    A cura della dott.ssa Katiuscia Camboni della Clinica Veterinaria Borgarello

    Se vuoi leggere tutti gli articoli sull’argomento clicca qui.

    Se ti è piaciuto l’articolo, iscriviti al feed o alla newsletter per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti di TGVET.net.
    Lascia un commento per dire la tua o per chiedere informazioni

    Leggi tutto…
  • Leishmaniosi canina: lesioni a carico delle mucose

    In corso di Leishmaniosi generalmente le mucose si presentano anemiche, solo in alcuni casi sono di colore rosso-mattone e questo è indice di sofferenza epato-renale. Le mucose principalmente colpite sono:

    • La MUCOSA NASALE: le lesioni più frequenti sono erosioni ed ulcere sanguinanti che determinano epistassi (sanguinamento dal naso). Di solito si tratta di sanguinamenti che coinvolgono una sola narice, e bisogna prestare molta attenzione in quanto può essere il sintomo di una grave forma patologica a carico delle piastrine, chiamata trombocitopenia. Oppure il sanguinamento può essere dovuta ad una vasculite da immunocomplessi. In genere l’epistassi è stata riscontrata in cani che presentano ipergammaglobulinemia con conseguente aumento della viscosità sierica e diminuzione della risposta di aggregazione piastrinica al collagene. Oltre alle emorragie, la rinite può esprimersi anche tramite scolo muco-purulento.

    image

    • La MUCOSA ORALE: Anche sulla mucosa orale, soprattutto sull’orlo gengivale e sulla commessura labiale, si possono rinvenire delle piccole ulcere.

    • La MUCOSA CONGIUNTIVALE e le strutture oculari: molti dei soggetti con lesioni cutanee solitamente presentano anche una congiuntivite cronica o nodulare con raccolta di essudato muco – purulento nel sacco congiuntivale.
      Le palpebre spesso risultano ispessite ed edematose. Nei casi gravi si possono notare anche fenomeni di cheratite secca con opacamento corneale.
      La cheratite o la cheratocongiuntivite secca si presenta in circa il 3% dei cani infetti da leishmania, e si manifesta come flogosi cronica con vascolarizzazione superficiale ed edema corneale, il quale può presentarsi d’entità moderata oppure grave, tanto da impedire l’osservazione della camera anteriore dell’occhio. Se è interessata anche la ghiandola lacrimale, si deve pensare a fenomeni immunomediati più che alla presenza diretta del parassita. Le ghiandole lacrimali sono coinvolte da fenomeni infiammatori caratterizzati dall’infiltrazione granulomatosa o pio-granulomatosa, localizzata attorno al dotto lacrimale; ciò causa la ritenzione del secreto lacrimale. E’ anche molto frequente l’uveite anteriore di cui si conoscono due principali forme, una a carattere granulomatoso, che si presenta con la superficie iridea irregolare con piccoli granulomi da cui si può isolare il parassita; e un’altra, più comune e non granulomatosa, in cui l’iride si presenta semplicemente edematosa. In questo ultimo caso vi è anche la possibilità che si formino delle sinecchie (aderenze) posteriori nell’occhio, che sono spesso causa di glaucoma da blocco pupillare. L’ esame istologico evidenzia generalmente un infiltrato linfo-plasmocitario, associato ad una vasculite sistemica necrotica, che fa ipotizzare un problema di origine immunitaria. E’ stato osservato che la cheratouveite si manifesta il più delle volte in soggetti che hanno attraversato un ciclo di terapia non adeguato, e che sarebbe la manifestazione di una recidiva spesso associata a patologie da immunocomplessi in altri organi o di una forma cronica a lenta evoluzione. Nei casi particolarmente gravi si può arrivare al coinvolgimento di tutte le strutture oculari provocando una panoftalmite, ciò può avvenire per l’impossibilità da parte dei farmaci di raggiungere concentrazioni ottimali a livello di distretti oculari poco vascolarizzati. Rare sono le lesioni retiniche, come emorragie puntiformi sul fondo, fino al distacco retinico e conseguente cecità.

    Continua a seguirci o se hai necessità di maggiori informazioni contattaci
    sul sito www.clinicaborgarello.it
    o per telefono alla 011-6471100

    Per leggere tutti gli articoli pubblicati sulla Leishmaniosi e il vaccino clicca qui

    Leggi tutto…
  • Malattia valvolare mitralica ( 2° parte )

     

    malattia valvolare mitralica

    Continuiamo a parlare della malattia valvolare mitralica in particolare della diagnosi e dei sintomi.
    Una diagnosi ipotizzabile di malattia cronica degenerativa mitralica può essere posta semplicemente in base all’auscultazione cardiaca e al segnalamento. Infatti, la presenza sull’emitorace sinistro di un soffio più intenso a livello dell’apice cardiaco, in un cane anziano di piccola taglia, rappresenta l’elemento caratterizzante della presenza di insufficienza mitralica.
    Spesso i proprietari dei nostri pazienti lamentano la presenza di tose secca ed insistente o di “ svenimenti “ o di intolleranza all’esercizio. In questi casi la diagnosi necessita di altre metodiche di indagine come ad esempio l’esame ecocardiografico.
    La presenza di tosse è probabilmente il segno clinico più frequente riportato dai proprietari dei cani anziani di piccola taglia con insufficienza mitralica.
    La tosse è tipicamente una tosse secca, non produttiva. L’accesso di tosse si conclude con quello che la maggior parte dei proprietari descrive come un conato di vomito oppure come se volesse espellere qualcosa. La presenza di tosse in questi cani può tuttavia avere svariate cause e non indicare la presenza di edema polmonare.
    Le razze di piccola taglia sono predisposte a patologie primitive della via aerea quali collasso tracheale o bronchiale, o bronchite cronica e la tosse in questi soggetti può essere determinata principalmente da queste patologie.
    Infine non deve essere dimenticato che tra le diagnosi differenziali in un cane di età avanzata che tossisce deve anche essere considerata la presenza di neoplasia polmonare.
    Tutti i cani con soffio mitralico e tosse devono essere sottoposti ad esame radiografico del torace al fine di valutare la possibile presenza di patologie respiratorie concomitanti o di segni di edema polmonare.
    Nei cani con insufficienza mitralica, la dilatazione dell’atrio sinistro può causare compressione del bronco di sinistra e/o spostamento della trachea verso l’alto. La causa della tosse, in questo caso, è la continua stimolazione meccanica delle alte vie aeree.
    Sebbene la presenza di edema polmonare si possa manifestare talvolta con tosse, esso più comunemente è associato a ortopnea, dispnea, intolleranza all’esercizio, incapacità di dormire nella posizione abituale. Inoltre la tosse in questi soggetti è in genere lieve e non rumorosa. La radiografia del torace, anche in questo caso, ci guidano alla diagnosi e ci permettono di monitorare la risposta alla terapia e la progressione della patologia nel tempo.
    Continueremo nel prossimo articolo a parlare di sintomi e di diagnosi della malattia valvolare mitralica.

    Articolo a cura della Dott.ssa Daniela Ferrari, Clinica Veterinaria Borgarello

    Se ti è piaciuto l’articolo, iscriviti al feed o alla newsletter per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti di TGVET.net.
    Lascia un commento per dire la tua o per chiedere informazioni

    Leggi tutto…