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  • Leishmaniosi canina: profilassi ambientale

    L’habitat preferito dai flebotomi è rappresentato dalle anfrattuosità del terreno, dalle crepe dei muri e dalle superfici asciutte. L’ambiente deve essere piuttosto secco e senza vento.

    Ovviamente queste sono condizioni presenti ovunque in Italia, per questo motivo le aree a rischio non sono facilmente delimitabili. L’impossibilità di individuare aree circoscritte sfocia nella difficoltà d’intervenire con mezzi di lotta chimica, perché dovrebbero essere sottoposte ad interventi insetticidi intere regioni, con l’alto rischio di provocare dissesti ecologici da inquinamento ambientale.

    cane cuccia

    Quindi in città o nelle zone limitrofe l’unico intervento possibile di profilassi sanitaria è quello di mettere in atto misure igieniche generali, che impediscano la costituzione di nuovi focolai dove è possibile lo sviluppo dei flebotomi.

    E’ fondamentale evitare abitudini quali mantenere l’acqua stagnante in laghetti artificiali o nei sottovasi, lasciare raccolte statiche di immondizia (attenzione ai compost!) o mantenere erba o arbusti eccessivamente alti.

    I due principali rimedi contro i flebotomi sono:

    • Le trappole: questi piccoli insetti, durante le ore notturne, sono attratti da sorgenti luminose deboli; se nelle vicinanze della cuccia si pongono piccole sorgenti di luce circondate da carta oleata, si creano delle trappole in cui i flebotomi rimangono prigionieri.

    • Insetticidi: sarebbe una buona regola sottoporre la cuccia a frequenti trattamenti insetticidi. Anche se in ambito profilattico hanno un’importanza fondamentale soprattutto le sostanze da applicare direttamente sul cane. Le migliori sostanze, in questo senso, si sono rivelati i piretroidi sintetici come la deltametrina e la permetrina, utilizzate in formulazioni spot-on, spray o come collari.

    Queste misure profilattiche rappresentano certamente accorgimenti da prendere in seria considerazione, anche se, ovviamente, non possono garantire – in maniera assoluta – il cane dalla puntura dell’insetto vettore.

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  • I soffi cardiaci

    I soffi derivano dal flusso ematico turbolento che insorge quando il flusso laminare del sangue viene interrotto da:

    • Alterazione della viscosità ematica ( anemia )

    • Diametro dei vasi ( diametro ristretto )

    • Quadri di flusso anomali dovuti a valvole insufficienti o comunicazioni anomale tra le camere cardiache.

    I soffi vengono descritti in base all’intensità, alla frequenza, alla forma, al momento ( sistolici, diastolici o continui ) e alla durata.
    I soffi si possono suddividere in patologici e non patologici.
    I soffi innocenti ( nessuna anomalia anatomica nota) sono comuni negli animali giovani. Di solito sono soffi brevi, protosistolici, di basso grado, meglio udibili alla base sinistra del cuore. I soffi innocenti devono scomparire quando gli animali giovani diventano adulti.
    Altri soffi non patologici sono quelli fisiologici, per esempio causati da un aumento della gittata cardiaca o da una diminuzione della viscosità del sangue in assenza di una patologia macroscopica. Come quelli innocenti, solitamente i soffi fisiologici sono di basso grado, protosistolici. Saranno presenti per tutta la durata dell’eziologia sottostante. Non rappresentano una cardiopatia.

                                 soffi cardiaci

    Quando è importante sottoporre un soffi a indagine diagnostica?
    Non tutti i soffi sono patologici, pericolosi per la vita o dannosi alla salute dell’animale e non tutti devono essere sottoposti a un’indagine diagnostica tramite ECG, radiografie toraciche ed ecografie cardiache.
    E’ importante effettuare la valutazione diagnostica di un soffio quando:

    • L’animale presenta segni clinici di cardiopatia come asciti, suoni polmonari aspri, tosse, ridotta tolleranza all’esercizio, mucose pallide o cianotiche.

    • L’animale presenta un soffio continuo o diastolico, ritmo di galoppo o deficit di polso.

    • Il soffio è progredito da quando lo si è udito l’ultima volta.

    • Il soffio è presente in una razza di cani soggetti a miocardiopatia dilatativa ( DCM ).

    • Il paziente è un cane di razza di piccola taglia con un soffio di grado III o più forte.

    • Il proprietario gradirebbe un approfondimento diagnostico.

    • Qualsiasi gatto con un soffio o un ritmo di galoppo.

    I soffi innocenti non devono essere sottoposti a valutazione diagnostica di questo tipo. Se si percepisce un soffio breve, lieve, sistolico in un cane giovane, bisogna auscultare il torace accuratamente a ogni esame e va annotata la presenza o assenza del soffio.
    L’intensità del soffio non determina sempre la gravità della cardiopatia. Tuttavia, se l’intensità del soffio aumenta nel tempo, il processo patologico probabilmente è progressivo.
    Le razze di cani predisposte alla cardiomiopatia dilatativa devono essere sottoposte a ecocardiogramma.
    I cani delle razze di piccola taglia con un soffio di grado III o maggiore devono effettuare un ecocardiogramma.
    Gatti con soffi leggeri possono avere una cardiopatia significativa ( soprattutto miocardiopatia ipertrofica ).
    Di conseguenza tutti i gatti con soffi devono essere sottoposti a ecocardiogramma. Le radiografie non sono uno strumento diagnostico sensibile nelle cardiopatie del gatto.

    Articolo a cura della Dott.ssa Daniela Ferrari, Clinica Veterinaria Borgarello

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  • Lo sviluppo fetale nel cane e nel gatto

    Abbiamo visto finora quali sono le fasi cruciali dello sviluppo di una cellula che da zigote (cellula nata dall’unione dell’oocita materno con lo spermatozoo paterno) si evolve e diviene un organismo pluricellulare detto embrione. Questa fase dura circa 30 giorni ed è caratterizzata dalla differenziazione cellulare, questo significa che ogni cellula inizia a trasformarsi e ad acquisire competenze specifiche. Inizialmente le cellule si dividono in tre strati: endoderma (lo strato più interno) da cui originano le mucose della bocca, delle palpebre, delle narici etc, le ghiandole del sistema respiratorio e del digerente; mesoderma (strato intermedio) da cui originano muscoli, ossa, tessuto connettivo, sistema circolatorio, sistema urinario e apparato genitale; ectoderma (strato più esterno) da cui originano gli strati più esterni della pelle, follicoli piliferi, ghiandole sebacee, tessuti del sistema nervoso, cervello, midollo spinale, occhi, nervi periferici.

    FOGLIETTI

    Nella fase di transizione fetale gli organi iniziano a svilupparsi. Il primo sistema che si evolve è quello nervoso e paradossalmente è anche tra gli ultimi a completare la sua formazione. Infatti dopo la nascita, cuccioli e gattini hanno un sistema nervoso ancora non pienamente funzionante che impiega altre 6 settimane per maturare.
    Gli arti iniziano il loro sviluppo a partire da degli abbozzi. Quando le articolazioni si formano, il feto inizia a muoversi e questo fa sì che non restino delle strutture fisse.
    Il cranio e la faccia si sviluppano separatamente ed è per questo che alcune disfunzioni genetiche interessano o l’una o l’altra struttura.
    I polmoni del feto sono pieni di liquido che scompare definitivamente alla nascita.

    EMBRIONE CANE 30 GIORNI

    Esistono delle strutture fetali che scompaiono nel nascituro. Queste sono il forame ovale del cuore, il dotto arterioso pervio tra la vena polmonare e l’aorta e il dotto di Aranzio. Queste strutture sono molto importanti per la protezione di polmoni e fegato nel feto ma sono inutili e addirittura dannose nel nascituro. Infatti alla nascita i cambiamenti di pressione sanguigna e l’ossigenazione innescano la chiusura di queste strutture di protezione in condizioni normali. In alcuni casi invece queste strutture persistono dopo la nascita causando problemi da lievi a molto gravi. Nel prossimo articolo approfondiremo proprio questo argomento.

    A cura della dott.ssa Katiuscia Camboni della Clinica Veterinaria Borgarello

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  • Leishmaniosi canina: il contagio

    La via naturale del contagio della Leishmania, come abbiamo già detto, è rappresentata dall’inoculazione dei promastigoti da parte dei flebotomi durante un pasto di sangue, nella cute dei mammiferi ospiti.

    Tuttavia non si possono escludere altre possibili vie di contagio, come quella dell’ingestione volontaria o accidentale, da parte del mammifero, dei flebotomi parassitati.

    Altre vie di trasmissione diretta, sicuramente minoritarie, da rare a molto rare possono essere:

    • Trasmissione materno-fetale: più volte ipotizzata e generalmente ammessa nell’uomo nonostante siano stati segnalati pochi casi, appare più che probabile anche nel cane, benché non sia stato identificato l’esatto meccanismo con cui la trasmissione verticale si realizza.

    leishmaniosi contagio

    • Trasmissione venerea: benché mai provata con certezza appare possibile, almeno quella tra cane maschio infetto sintomatico e femmina. Oltre a rinvenire gli amastigoti di Leishmania negli organi genitali interni (testicoli, epididimo) ed esterni (glande, prepuzio), è stata riscontrata una positività alla PCR nel seme in alcuni dei cani sintomatici testati.

    Visto che nell’accoppiamento spesso si verificano traumi sia nel maschio che nella femmina, si realizza la possibilità di trasmissione di amastigoti dagli organi genitali esterni, oltre ai parassiti nel seme provenienti dagli organi genitali interni. Quindi nel cane la trasmissione venerea della leishmaniosi è probabile, anche considerando l’alto numero di cani infetti in aree in cui il flebotomo vettore è poco diffuso.

    • Trasmissione attraverso le trasfusioni di sangue: praticamente accertata sia nella specie umana che in quella canina.

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  • Esami del sangue: proteine plasmatiche

     

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    Riprendiamo oggi il nostro percorso attraverso gli esami del sangue parlando di proteine plasmatiche, parametri fondamentali da valutare indipendentemente dalla patologia di fronte a cui sospettiamo di trovarci. Le proteine plasmatiche, infatti, possono risultare alterate in corso di numerosi processi patologici in particolare quelli in cui si riscontra anemia, edema, ascite, coagulopatie, diarrea, perdita di peso e malattie renali o epatiche.

    Nel plasma circolano centinaia di proteine che svolgono funzioni diverse tra loro e, ad eccezione delle immunoglobuline, la maggior parte viene sintetizzata dal fegato. Alcune sono proteine di trasporto per nutrienti, ormoni e prodotti del metabolismo attraverso il sangue; un’altra importante funzione deriva dal loro effetto osmotico colloidale che garantisce il mantenimento di un corretto volume ematico ed, in più, fanno da “tampone” contro gli acidi circolanti nel sangue. Per ciò che riguarda le immunoglobuline e le proteine di fase acuta, queste svolgono importanti compiti “difensivi” ; altre proteine,invece, partecipano al mantenimento dell’emostasi e sono coinvolte in alcune fasi della coagulazione.

    refrattometro

    La quantità di proteine totali varia a seconda della specie e dell’età (bassa alla nascita, aumenta crescendo) ed, in linea generale, nel cane si aggira tra 5-7,8 g/dl, mentre nel gatto il range di normalità è 6-8,5 g/dl con lievi variazioni a seconda dei parametri adottati dai diversi laboratori. La loro determinazione è ottenibile con facilità dal plasma, dal siero e dai fluidi corporei utilizzando uno strumento chiamato: refrattometro. La deviazione (rifrazione) che la luce subisce quando attraversa il campione è proporzionale alla quantità di sostanze solide presenti in soluzione e le proteine sono le principali responsabili del fenomeno. La componente non proteica (es: elettroliti, lipidi, glucosio ed urea) presente nel plasma o negli altri fluidi e relativamente costante (si stima attorno a 1,5 g/dl) perciò, sottraendola, il refrattometro è in grado di calcolare le proteine totali. Solo nel caso ci sia un abnorme aumento dei suddetti elementi non proteici si può avere un’alterazione della lettura. Esistono, in ogni caso, altri metodi di misurazione propriamente “biochimici” che fanno rientrare le proteine tra i parametri standard dei profili sierologici letti da macchinari. Indipendentemente dalla metodica utilizzata, ciò che andiamo a misurare è la quantità totale di proteine; con la chimica liquida o secca, poi, si può ancora valutare la concentrazione delle albumine (un tipo di proteina) mentre la quantità di globuline (che si dividonoin diversi sottototipi) deriva da un mero calcolo matematico (proteine totali-albumina).

    QPE

    L’ aumento della concentrazione proteica totale viene definito iperproteinemia. Questa può essere determinata, ad esempio, dall’utilizzo di farmaci quali i corticosteroidi ed è un processo reversibile ovvero cessa qualche settimana dopo la loro sospensione. Anche la disidratazione può dare un aumento delle proteine che, in realtà, è relativo al fatto che sono diminuiti i fluidi in cui sono immerse. Esiste poi tutta una serie di patologie che da iperproteinemia che possono avere origine: infettiva, infiammatoria, immunimediata o neoplastica. Qualora ci si trovi di fronte ad un aumento di proteine totali spesso è consigliabile procedere con un esame ulteriore e più complesso rispetto a quelli sopra descritti chiamato: elettroforesi ovvero una determinazione non solo quantitativa ma anche “qualitativa” delle globuline . Essa mira a discriminare le singole classi di proteine per capire quale di esse è effettivamente aumentata (l’iperalbuminemia è un riscontro meno frequente e spesso artefattuale). Essendoci molti tipi di globuline con altrettanti differenti funzioni, il sapere qual è il gruppo ”incriminato” aiuta a orientarsi verso una delle cause suddette.

    La diminuzione della quantità totale di proteine, all’opposto, è definita ipoproteinemia ; se si tratta di una riduzione di albumina allora parleremo di ipoalbuminemia mentre per le globuline di ipoglobulinemia. Le fluttuazioni delle due classi di proteine andrebbero sempre valutate contemporaneamente: quando si riducono entrambe le opzioni più probabili sono emorragie, essudazioni da lesioni cutanee gravi, perdita enterica (enteropatia proteino- disperdente) o diluizioni (iperidratazione). Di fronte a ipoalbuminemia con globuline normali, invece, si è più orientati verso: nefropatie proteino-disperdenti, epatopatie in stadio terminale, malnutrizione, ipoadrenocorticismo (cane), vasculopatie (es: endotossiemie, setticemia, febbre da zecche, vasculopatie), aumento della pressione idrostatica (es: per ipertensione portale, insufficienza cardiaca congestizia destra) o versamento peritoneale. Se ho le globuline aumentate con albumina bassa posso, infine, pensare al mieloma multiplo, ad infiammazioni o malattie linfoproliferative. Le situazioni sopra schematizzate sono ovviamente “ideali”, perché spesso nella pratica clinica possono verificarsi parziali sovrapposizioni delle varie combinazioni che complicano il tutto!.

    Nel prossimo articolo affronteremo un altro capitolo importante nell’ambito degli esami biochimici: i parametri di funzionalità renale. Continuate a seguirci sul tgvet.

    Articolo a cura della Dr.ssa Martina Chiapasco, Clinica Veterinaria Borgarello

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  • Glaucoma (2°parte)

    Dopo aver introdotto il tema del glaucoma, approfondiamo in questo articolo il problema del glaucoma nel gatto.

    Il glaucoma nel gatto tende ad avere segni più impercettibili rispetto al cane. I proprietari possono osservare, per esempio, una pupilla dilatata oppure un cambiamento di colore e anche un ingrandimento del globo, ma nessun segno di dolore o di disturbo della funzionalità visiva. Possono essere colpiti entrambi gli occhi contemporaneamente, a differenza di quanto avviene nel cane. Spesso il proprietario nota che il proprio gatto è più tranquillo di prima, ma dal momento che la condizione è più comune negli animali anziani, ciò è spesso attribuito semplicemente all’età.

                                      gatto[1]

    In alcuni casi non esiste un’anamnesi pregressa di malattia oculare o sistemica di un certo rilievo. Tuttavia, molti gatti possono avere una lunga anamnesi di uveiti trattate con successo variabile per mesi o anche anni prima dell’insorgenza del glaucoma. Le uveiti, di origine traumatica ma anche infettiva, comportano un blocco delle vie di efflusso dell’umor acqueo con conseguente aumento della pressione intraoculare e sviluppo di glaucoma. Il glaucoma secondario è anche una caratteristica del melanoma intraoculare felino, del linfoma o dell’adenocarcinoma del corpo ciliare.

    Il glaucoma primario è raro. Occasionalmente è stato osservato nei gatti Siamesi e Birmani anziani e può essere causato da un’errata direzione dell’acqueo.

    L’esame clinico generale del paziente è , molto spesso, nella norma. Possono essere colpiti uno o entrambi gli occhi. La pupilla, di solito, è dilatata e il riflesso pupillare diretto è assente o lento e incompleto. Generalmente è presente una modesta congestione episclerale, difficile tuttavia da apprezzare poiché il globo è molto ben inserito nell’orbita e la porzione di sclera esposta è molto limitata. L’edema corneale è una caratteristica comune del glaucoma felino. Può essere presente un ingrandimento del globo, ma spesso è impercettibile e deve essere differenziato dall’esoftalmo. Talvolta l’aumento di dimensioni del globo può causare una cheratite da esposizione: possono essere presenti ulcere corneali e vascolarizzazione e si dovrà sempre eseguire l’esame della fluoresceina. Possono essere anche presenti segni di uveite cronica. La lente può essere catarattosa e qualche volta lussata nella camera anteriore ma questo nel gatto non sempre determina un peggioramento del glaucoma. Il fondo oculare può manifestare segni di degenerazione retinica cronica quali iperriflettenza e atrofia dei vasi retinici.

    La tonometria è fondamentale per la misurazione della pressione intraoculare e la diagnosi di glaucoma: è bene misurare la pressione intraoculare in entrambi gli occhi.

    Come per tutte le malattie secondarie, il trattamento iniziale è diretto alla causa sottostante. Molti gatti possono avere un’uveite cronica e, quindi, si dovrebbe indagare su quale ne sia la causa. Specifici farmaci antiglaucoma hanno meno effetto che nei cani. Poiché è insolito che i gatti vengano colpiti da glaucoma acuto grave, raramente è necessario ricorrere a un trattamento d’urgenza con agenti iperosmotici sistemici. Gli inibitori dell’anidrasi carbonica sono efficaci nel diminuire le pressioni e sono la prima scelta per la riduzione della pressione intraoculare.

    La prognosi per i casi di glaucoma felino è sempre riservata. Sebbene la funzione visiva possa essere mantenuta nonostante la pressione elevata, molti gatti non sono disponibili a una frequente medicazione topica ma essa è fondamentale per il mantenimento di una pressione intraoculare accettabile e, in ogni caso, la terapia deve essere mantenuta a vita.

    A cura della Dott.ssa Valentina Declame

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  • Pulci e zecche

    Pulci e zecche sono gli ectoparassiti del cane e del gatto più comuni, e trasmettono ai nostri animali domestici malattie potenzialmente fatali o che possono comprometterne la qualità della vita. Sono le malattie trasmesse da vettori note come VDB, ovvero Vector – Born Diseases.

    gatto pulciAlcune tra queste infezioni possiedono inoltre un potenziale zoonotico, possono cioè provocare gravi malattie all’uomo. La maggior parte delle infezioni causate dagli agenti patogeni delle VDB sono persistenti; il cane può esserne portatore per mesi o addirittura anni prima che si manifestino i segni clinici. Inoltre il trattamento dell’animale è a volte solo palliativo, e in molti casi non si raggiunge la guarigione clinica.  La diffusione globale degli ectoparassiti e l’incremento della prevalenza delle malattie trasmesse da pulci e zecche sono principalmente associati ai cambiamenti climatici e ambientali, e al manifestarsi di una resistenza ai farmaci da parte dei vettori e degli agenti patogeni.

    In quanto parassiti ematofagi, le pulci e le zecche penetrano la cute del loro ospite con le parti dell’apparato boccale adattate a succhiare il sangue, e mentre si nutrono iniettano la loro saliva, tramite la quale possono trasmettere agenti patogeni come virus, batteri e protozoi. La trasmissione di questi agenti patogeni può avvenire rapidamente dopo il morso del parassita e l’unico modo di proteggere gli animali domestici dalle VDB è usare un ectoparassita dotato di proprietà repellenti, che impediscono al parassita di alimentarsi, e di un rapido effetto abbattente.

    MALATTIA

    AGENTE PATOGENO

    VETTORE

    TEMPO DI TRASMISSIONE

    Anaplasmosi granulocitica

    Anaplasma phagocytophilium

    Zecca

    4 – 48 ore

    Babesiosi canina

    Babesia canis

    Babesia vogeli

    Theileria annae

    Zecca

    > 48 ore

    Borreliosi o

    Malattia di Lyme

    Borrelia burgdoferi

    Zecca

    > 17 ore

    Ehrlichiosi

    Ehrlichia canis

    Zecca

    4 – 48 ore

    Emobartonellosi

    Mycoplasma haemocanis / haemofelis

    Pulci e zecche

    non confermato

    Encefalite da morso di zecca

    Flavivirus

    Zecca

    immediatamente

    Sul mercato sono disponibili numerose opzioni di trattamento contro pulci e zecche, ma ognuna di queste presenta limiti specifici.

    I prodotti spot-on sono tra i più utilizzati contro pulci e zecche, sono altamente efficaci e hanno un buon margine di sicurezza. Sono generalmente indicati per l’applicazione a intervalli mensili e la garanzia di una protezione adeguata dipende dall’uso regolare, al momento opportuno e in osservanza delle istruzioni riportate sull’etichetta dei proprietari di animali.

    Prima dell’introduzione degli spot-on, i collari rappresentavano una delle principali scelte di trattamento. I collari in PVC (polivinilcloruro) furono sviluppati per la prima volta all’inizio degli anni Sessanta usando insetticidi organofosfati, e in seguito carbammati e piretroidi sintetici. Molti dei principi attivi utilizzati in principio nei collari tendono a essere meno potenti rispetto a quelli utilizzati nei prodotti spot-on; inoltre molti collari convenzionali hanno un odore sgradevole. La combinazione fra questi fattori aiuta a spiegare perché attualmente i vecchi collari non sono considerati la prima scelta quando si tratta della prevenzione di infestazioni da pulci e zecche.

    Una delle ultime novità promosse da Bayer è per l’appunto Seresto, un innovativo collare per cani e gatti. Le sue caratteristiche differiscono molto da quelle dei collari insetticidi tradizionali, per esempio è idrorepellente e resistente all’acqua, tanto che ripetute immersioni in acqua del vostro animale non diminuirebbero l’efficacia di otto mesi contro le zecche. E’ realizzato con una matrice polimerica inodore che offre proprietà insetticide e acaricide grazie all’uso di due principi attivi associati: imidacloprid e flumetrina. Si può utilizzare su cuccioli a partire da 7 settimane di età e su gattini da 10 settimane di età. Ha un’efficacia che dura fino a 8 mesi. E’ particolarmente efficace contro le pulci e le zecche del cane e del gatto, ne previene l’infestazione e impedisce lo sviluppo delle larve di pulce. E’ indicato per il trattamento delle infestazioni da pidocchi pungitori/masticatori, ed è anche in grado di migliorare le infestazioni da Rogna Sarcoptica. In più un meccanismo di sganciamento di sicurezza e il punto di rottura predeterminato, permettono agli animali di liberarsi se rimangono intrappolati accidentalmente.

    Un’alternativa alla proposta della Bayer è la linea degli antiparassitari naturali Beaphar. La nuova linea Protezione Naturale Beaphar offre una gamma completa di prodotti completamente naturali ed in grado di creare un vero e proprio scudo a difesa dell’animale e del suo habitat domestico. I principi attivi contenuti nei prodotti Beaphar sono tutti innocui per l’uomo, per gli animali domestici e per l’ambiente. L’azione sinergica del Piretro unito all’estratto di Margosa (principi presenti nei prodotti antiparassitari della linea Beaphar) garantisce ai nostri amici animali una protezione efficace e sicura.

     

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  • Leishmaniosi canina: epidemiologia

    La diffusione della Leishmaniosi, al pari di altre malattie trasmesse da artropodi, risulta influenzata da molti fattori, quali ambiente (densità dei flebotomi nelle aree endemiche, altitudine e caratteristiche geologiche del territorio), clima (temperatura, tasso di umidità), condizioni socio-sanitarie (malnutrizione, elevata concentrazione di animali infetti, randagismo) e mancanza di vaccini efficaci sia nell’uomo che nel cane.

    diffusione leishmaniosi

    L’ Italia si trova in una posizione particolare per quanto riguarda l’Europa, è un territorio fortemente endemico per Leishmaniosi e soffre anche di numerosi casi di importazione di leishmanie esotiche. Le numerose segnalazioni degli ultimi anni di casi di leishmaniosi canina provenienti da aree tradizionalmente ritenute indenni, anche dell’Italia settentrionale, debbono portare alla conclusione che non esistono zone, comunemente abitate, che possano essere considerate completamente sicure. Infatti se fino al 1989 il Nord Italia era considerato praticamente indenne dalla leishmaniosi canina, oggi abbiamo dei focolai accertati in Veneto, Emilia Romagna e Piemonte ed altri probabili in Trentino e Lombardia.

    In Piemonte sono state accertate 3 differenti aree in cui la leishmaniosi canina è endemica: Torino, Ivrea, Casale. In queste aree la colonizzazione può essere avvenuta spontaneamente dalle zone costiere, in seguito ai cambiamenti climatici, o dovuti agli aumentati movimenti di persone dalle aree mediterranee in cui abbondano i flebotomi.

    In base ad analogie climatiche e caratteristiche ambientali si può anche prevedere che la diffusione della malattia s’estenderà nel prossimo futuro ad altre zone dell’Europa centrale.

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